Una moda sostenibile deve essere vegana e cruelty-free
Come sappiamo, il mondo della moda non ha mai fatto sconti a nessuno, neppure agli animali. Anzi, uno degli articoli più pregiati e fashion è sempre stata la pelliccia, dall’altissimo valore, se vera. Il mondo che ci circonda però sta cambiando e così anche le persone che lo popolano: sempre più consumatori, infatti, chiedono una moda più etica, sostenibile, e soprattutto, cruelty-free. Ma cosa significa?
Molti marchi si stanno dirigendo verso una politica fur-free, ossia libera da pellicce, per sempre; anche, e soprattutto, i brand di haute couture, la cui lista si allunga sempre di più.
Le alternative della moda sostenibile
Ad oggi, infatti, le alternative a materiali di origine animale, e in particolare alla pelle e alla pelliccia, sono molteplici e molto più rispettose dell’ambiente e degli animali, sia dal punto di vista etico che della sostenibilità.
Le pellicce sintetiche, di origine non animale, hanno visto un grande sviluppo negli anni e ad oggi sarebbe piuttosto complesso per la maggior parte della popolazione riconoscere una pelliccia sintetica in un mucchio di pellicce vere. In particolare, molto rinomata è una nuova pelliccia di origine giapponese di nome kanecaron, che prende il nome dalla fibra sintetica utilizzata per l’imitazione della pelliccia tradizionale.
La pelliccia in kanecaron ha dato quindi risultati migliori rispetto alle più classiche pellicce in acrilico e poliestere, materiali che ad oggi conosciamo bene e sappiamo non essere affatto ecologici. Tuttavia, secondo gli studi della Lav (Lega Anti Vivisezione), le pellicce vere risultano essere ancora notevolmente più inquinanti delle sintetiche. E se ciò non bastasse, è necessario aggiungere che le pellicce sintetiche presentano un prezzo d’acquisto decisamente più basso rispetto alle loro versioni animale.
Moda sostenibile e brand cruelty-free
Ormai, tra le fila dei brand che non trattano più pellicce vere abbiamo alcune tra le più grandi case di moda al mondo. Lifegate ci propone una lista aggiornata al 2021 dei principali marchi: Giorgio Armani è stato uno dei primi ad eliminare la pelliccia animale dalle sue collezioni, più precisamente dalla stagione autunno-inverno 2016/2017; Gucci, Michael Kors (e Jimmy Choo), Versace e Chanel hanno seguito le orme della maison italiana, annunciando l’anno seguente, nel 2018, di voler rinunciare a favore di alternative fur-free; seguono Prada nel 2019 e, più recentemente, Alexander McQueen, Balenciaga e Valentino nel 2021. Questi sono alcuni esempi tra le più grandi case di moda, ma, per fortuna, la lista è molto più lunga. Queste decisioni sono state influenzate da anni di campagne promosse in particolare da PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), organizzazione no-profit a sostegno dei diritti degli animali.
Il trend, oltre a spingere verso una moda senza pellicce vere, punta a diventare più genericamente cruelty–free, ossia priva dalla sofferenza animale nell’intero processo di produzione dei capi. In questo senso, nel 2019 Los Angeles ha ospitato la prima Vegan Fashion Week di sempre, rappresentando un evento storico e senza precedenti, il cui motto è stato “Cruelty Free is the New Luxury”. La location, tra l’altro, è simbolica: Los Angeles già dal 2018 ha approvato il divieto di produrre e vendere pellicce di origine animale.
Vegan icon @billieeilish has collaborated with @Nike to launch two exclusive #vegan Air Jordan sneaker designs on the SNRKS App and we are here 👏 for 👏 it 👏
— PETA (@peta) September 30, 2021
Did you cop yours? pic.twitter.com/dvHMe0ZoKs
La VFW (Vegan Fashion Week) 2021 ha presentato nuove alternative anche in sostituzione del cuoio di origine animale, alcune piuttosto curiose, come la cosiddetta “pelle di cactus”, che si aggiunge alle diverse pelli vegetali come quella prodotta dalla mela.
Una triste eccezione: gli allevamenti di visoni
Purtroppo, ad oggi, nonostante le numerose alternative, vi sono ancora molti allevamenti di animali per la produzione di pellicce: parliamo soprattutto di visoni.
Proprio l’allevamento di questa specie, in questi ultimi mesi, è stato un tema piuttosto caldo, specificatamente in relazione alla diffusione del Coronavirus. Infatti, come sappiamo ormai perfettamente, gli animali possono essere veicoli per la diffusione del virus, e gli allevamenti hanno rappresentato un grande problema in merito. Tra gli allevamenti protagonisti di focolai di Covid, ci sono stati infatti anche quelli di visoni, giacché è provato che visoni e uomini sono in grado di contagiarsi vicendevolmente.
A questo dato di fatto, abbiamo diverse reazioni dai vari Stati. Per la pericolosità di un possibile contagio, vi sono stati molteplici abbattimenti di visoni, malati e sani, “in via precauzionale”. In particolare, in Italia, il Ministro della Salute Speranza ha di fatto bloccato gli allevamenti di visoni fino a febbraio 2021, soluzione da molti criticata perché inefficace.
Una delle situazioni più gravi si riscontra però in Danimarca: dopo circa 150 allevamenti-focolai nel Paese, data la pericolosità della mutazione del virus trasmessa dai visoni, la scelta è stata quella di abbattere tutti i 17 milioni di esemplari allevati nel Paese. «Nel peggiore dei casi, rischiamo che la pandemia ricominci da capo con sede in Danimarca» ha dichiarato lo Statens Serum Institut, ossia il Ministero della Salute danese, il cui governo ha poi proceduto all’abbattimento degli animali. Tuttavia, non vi erano le autorizzazioni necessarie per farlo (in particolare si parla dell’assenza di una legge che ordinasse effettivamente l’abbattimento), e la mattanza ha quindi creato molti problemi. La premier danese Mette Frederiksen ha poi chiesto scusa, in lacrime, ai numerosi allevatori colpiti, nonostante le vittime principali siano in realtà i milioni di visoni. Insieme alla Danimarca, infine, sono molte le nazioni europee ad aver proibito di allevare di visoni almeno fino alla fine del 2021.
La soluzione della Finlandia: vaccinare gli animali
A prendere una decisione completamente diversa dalla Danimarca è stata la Finlandia, partendo con un esperimento che lascia a bocca aperta: la vaccinazione. È stato dato il via libera, infatti, alla vaccinazione di quasi tutti i visoni, che saranno coperti (con due dosi ciascuno) grazie al mezzo milione di dosi già pronte. La vaccinazione è ancora in fase sperimentale, e saranno necessari nuovi dati circa la sicurezza di questo nuovo farmaco entro dicembre; ad ora, nei circa 1000 allevamenti di visoni in Finlandia non sono stati ancora riscontrati casi Covid.
Non bisogna però lasciarsi ingannare. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, questa scelta è tutt’altro che a difesa degli animali: lo scopo, infatti, è quello di tutelare la produzione di pellicce animali, che verranno, in ogni caso, uccisi e scuoiati.
È allora necessaria una riflessione: ne abbiamo davvero bisogno?
Editing e fact checking a cura di Claudio Annibali