Tampon tax in Italia, qualcosa si muove
Il Governo italiano ha finalmente approvato nel “Documento Programmatico di Bilancio” (DPB) – che prepara la legge di bilancio – una riduzione dell’IVA dal 22% al 10% sul costo degli assorbenti, permettendo un allineamento con il resto d’Europa. Tale documento sarà valutato dalla Commissione europea, che esaminerà contestualmente sia le politiche economiche che le misure specifiche da inserire nella Legge di Bilancio 2022. Non è molto, non basta e dobbiamo prenderlo solo come un primo passo verso una detassazione completa. Ma è un segnale.
Il dibattito sulla Tampon tax in Italia
In Italia l’aliquota IVA «su prodotti assorbenti per l’igiene femminile» è pari al 22%. Ciò significa che questi prodotti sono stati equiparati ad altri beni di lusso, anche se in realtà non costituiscono una scelta ma una necessità per milioni di donne. Il dibattito sulla riduzione al 5% o la completa abolizione della “tampon tax” è in corso da molti anni, spesso favorito da diversi movimenti femministi.
In passato, il tentativo di ridurre la tassa sugli assorbenti è stato guidato in Italia da alcune figure e partiti politici, come Laura Boldrini e “Possibile”. Già nel 2019, infatti, Boldrini aveva presentato un emendamento al decreto fiscale dove chiedeva la riduzione al 10% dell’IVA sui prodotti per l’igiene femminile. Tuttavia, l’emendamento era stato bocciato dalla commissione Finanze della Camera, salvo poi riammetterlo con un accordo riguardante la riduzione al 5% solo per gli assorbenti biodegradabili, decisamente più costosi e difficili da reperire, escludendo invece quelli più utilizzati e venduti. Le giustificazioni date per il mancato taglio o eliminazione completa dell’IVA sono state di tipo economico: tale manovra avrebbe provocato perdite troppo alte per lo Stato italiano.
Iniziative europee
L’Unione europea ha ribadito più volte il bisogno di ridurre le tasse sugli assorbenti. Nel 2006 una direttiva Ue sanciva la riduzione delle tasse fino al 5%, mentre a giugno 2021 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione non legislativa, il cui testo recita:
Sottolineando gli effetti negativi della cosiddetta imposta sugli assorbenti (tampon tax) per la parità di genere, i deputati chiedono ai Paesi UE di eliminare la tassa sui prodotti per l’igiene femminile, avvalendosi della flessibilità introdotta dalla direttiva UE sull’IVA e applicando esenzioni o aliquote IVA allo 0 per cento su questi beni essenziali. Si chiede inoltre ai Paesi UE di affrontare con urgenza la povertà mestruale, assicurando che chiunque ne abbia bisogno possa disporre di prodotti mestruali gratuiti.
Nel tempo, molti Paesi europei sono intervenuti sulla tassa: il Regno Unito aveva abbassato l’IVA dal 17,5% al 5% già nel 2000, poi completamente eliminata nel 2021, seguendo l’esempio dell’Irlanda; la Francia ha introdotto la misura di riduzione nel 2015; in Germania e Spagna la tampon tax è stata modificata nel 2019, portandola rispettivamente al 7% e 4%; Belgio, Olanda e Portogallo hanno attualmente una tassazione pari al 6%. Tra i paesi inadempienti che hanno una tassa superiore a quella italiana troviamo solo Ungheria, i Paesi scandinavi (Danimarca, Finlandia e Svezia) e la Croazia.
Tampon tax in Italia: agire ora e con più determinazione
Attualmente, l’Italia è tra i peggiori Paesi europei per tassazione sugli assorbenti e le donne sono costrette ad una spesa minima di 7-10 euro al mese. Abbassare l’imposta sul valore aggiunto del solo 10% significa un risparmio minimo per le consumatrici italiane, ovviamente insufficiente. Per questo motivo sono presenti sul territorio italiano delle iniziative che vanno oltre la volontà del Governo. Un esempio virtuoso è la Regione Lazio, che ha avviato l’iter per introdurre una legge regionale che fa rientrare i prodotti igienici femminili nella categoria dei beni necessari, portando così l’IVA al 4%.
Secondo molte associazioni e attiviste, tale misura è fondamentale e va ampliata a tutto il territorio italiano, poiché la questione colpisce le donne non solo dal punto di vista economico ma anche in termini di giustizia sociale. Pertanto, la discussione della sessione Bilancio dovrebbe aprire un ulteriore dibattito per ampliare la proposta in modo tale da rendere l’Italia un Paese più civile tanto agli occhi del resto d’Europa quanto a quelli delle proprie cittadine.