Serve subito una legge europea sull’indipendenza dei media
La democrazia e la libertà non sono indistruttibili e non vengono date una volta e per sempre. Ciò che rende l’Europa un modello, non è la perfezione morale, ma sono regole e meccanismi che ci permettono di controllare chi sta al potere. Uno dei meccanismi più potenti è proprio il giornalismo indipendente e libero.
David Sassoli, discorso per la cerimonia di premiazione del premio giornalistico Daphne Caruana Galizia
Lo scorso 14 ottobre 2021 è stato consegnato il premio “Daphne Caruana Galizia”, riconoscimento giornalistico intitolato alla memoria dell’omonima reporter maltese, più volte intimidita per le sue inchieste riguardanti la corruzione politica nel suo Paese. Un giornalismo “scomodo” quello di Daphne Caruana Galizia, che le è costato la vita nel 2017, in un attentato terroristico dietro al quale si celano ancora molte ombre. Il premio è stato assegnato al progetto Pegasus, iniziativa giornalistica internazionale realizzata sotto il coordinamento di Forbidden Stories, consorzio di giornalisti impegnati nel far luce sulle vicende di assassinii, minacce e intimidazioni ai danni dei colleghi sparsi nel mondo.
L’istituzione di questo riconoscimento all’informazione libera e indipendente, si pone di fatto come un tentativo di presa di posizione dell’Unione europea, alla luce delle recenti derive oscurantiste di alcuni suoi Stati membri e di un clima di profusa interferenza politica, anche all’interno di realtà democratiche apparentemente insospettabili, tra cui l’Italia, ben 41° nel ranking mondiale relativo alla libertà di stampa.
#RSFIndex: RSF unveils its 2020 World Press Freedom Index:
— RSF (@RSF_inter) April 20, 2021
1: Norway 🇳🇴
2: Finland 🇫🇮
3: Sweden 🇸🇪
13: Germany 🇩🇪
33: United Kingdom 🇬🇧
34: France 🇫🇷
41: Italy🇮🇹
44: United States 🇺🇸
67: Japan 🇯🇵
111: Brazil 🇧🇷
142: India 🇮🇳
146: Algeria 🇩🇿
180: Eritrea 🇪🇷https://t.co/DplP3IsTsu pic.twitter.com/a31BxusUwu
Quanto è sicuro fare informazione in Europa?
In Europa la libertà di stampa è un diritto sancito sia a livello comunitario (art. 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea) che dal Consiglio d’Europa (art. 10 della Convenzione europea sui diritti umani), eppure solo nel 2020 sono stati registrati ben 201 casi di violazioni gravi a tale diritto, circa il 40% in più rispetto all’anno precedente, di cui 52 relativi ad attacchi fisici e 70 ad intimidazioni o molestie. I dati, contenuti nel report annuale del Consiglio europeo sulla libertà dei media, offrono una misura piuttosto indicativa circa il grado di censura e di pressione politica che ruota intorno al mondo della libera informazione anche nel Vecchio Continente.
Se l’Unione europea rimane comunque lo spazio più sicuro dove esercitare le libertà di espressione e di stampa, è anche vero che, in 7 Stati su 27, si registra una preoccupante tendenza alla corrosione di tali diritti. Una condizione confermata anche dal Centro europeo per il pluralismo e la libertà dei media, il quale ne rileva una diffusione generalizzata in tutta l’Unione, soprattutto nell’ultimo periodo.
Basterà una legge europea?
A tal proposito già lo scorso autunno il Parlamento europeo aveva votato una risoluzione non legislativa di condanna ai tentativi di soppressione della libertà dei giornalisti in cui si osservava, in particolar modo, lo stretto legame tra l’eccessiva concentrazione della proprietà dei media e il relativo aumento del rischio per il pluralismo e per la trasparenza dell’informazione. La questione è poi tornata in primo piano anche nel discorso sullo Stato dell’Unione, a conclusione del quale, ricordando, tra le altre, proprio la tragica morte di Daphne Caruana Galizia, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha espresso, in maniera ferma, la necessità di una legge europea che garantisca l’indipendenza dei media e ponga quindi un freno a chi ancora ne ostacola la libertà. Una dichiarazione di intenti che, stando all’ultima risoluzione del Parlamento dello scorso settembre, dovrebbe prendere forma già nel 2022.
Se lo Stato di diritto si fonda sull’indipendenza dal potere politico di molti organi e istituzioni -che nascono con lo Stato ma al tempo stesso si sviluppano in modo autonomo- la stampa, e quindi il giornalismo, è certamente la prima attività della cui libertà dovremmo forse preoccuparci più seriamente, specialmente in un periodo storico in cui l’informazione gioca un ruolo chiave anche sulle nostre scelte di salute e, di riflesso, di vita. L’Europa sembra aver intrapreso una strada precisa ma, come in molti altri casi, spetterà solo agli Stati confermarne la direzione.
Editing e fact checking a cura di Claudio Annibali