Renzi ci ripensa anche sul DDL Zan
Il disegno di legge Zan, da mesi è diventato ormai il tema polarizzante e maggiormente dibattuto nel nostro Paese, sia a livello istituzionale che sociale: la misura ideata dai partiti del centrosinistra, che ha lo scopo, tra gli altri, di prevenire- e punire- reati derivanti dalla discriminazione e dall’incitamento all’odio sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, è ormai da mesi al centro di una “battaglia” ideologica tra chi vuole l’approvazione della legge e chi vuole affossarla (il centrodestra unito).
La “battaglia” accennata sembra essere la classica contrapposizione tra due linee politiche ben distinte, combattuta con l’intento di delegittimare la parte avversaria e farsi voce, a volte non richiesta, di una platea di spettatori (ed in parte lo è), ma stavolta si parla nello specifico di un problema di assoluta gravità e rilievo della nostra società: sono ormai, purtroppo, all’ordine del giorno episodi di violenza e aggressione perpetrati per motivi di odio nei confronti della comunità LGBTQI+, che hanno di fatto reso il DDL Zan necessario, oltre che giusto e doveroso.
Come accennato sopra, il centrodestra ha intrapreso da mesi una campagna mediatica e istituzionale, atta ad ostacolare i lavori del Parlamento per completare l’iter di approvazione della legge. Il 4 novembre 2020 il DDL è stato approvato senza problemi alla Camera dei Deputati, manca tuttavia il secondo voto al Senato. È qui, infatti, che la legge è rimasta impantanata per mesi a causa dell’intervento della Lega e, più nel dettaglio, del senatore leghista Andrea Ostellari che, in qualità di presidente della Commissione per la Giustizia in Senato, ha ostacolato in ogni modo la calendarizzazione per il voto attraverso cavilli nel regolamento (come la facoltà di richiedere audizioni esterne ecc).
Appellandosi a obiezioni come, tra le altre, la tutela della “famiglia tradizionale” e la protezione dei minori, i detrattori della legge stanno inoltre cercando di rappresentarla per quello che semplicemente non è, ovvero un attacco alla libertà di pensiero (il quale rimane salvaguardato dall’art.4 del testo). A seguito di una campagna fatta di disinformazione e poco interesse reale nei confronti dei problemi e delle istanze di sicurezza e giustizia di parte della società, possiamo confermare ormai la tesi per cui lo scontro sul DDL Zan non sarebbe altro che una battaglia portata avanti sulla base dei sondaggi e sui bacini elettorali in palio tra i vari partiti per proprio tornaconto. Il tutto a discapito dei contenuti, a discapito di inviolabili diritti.
Alla lotta al DdL Zan si è da poco unito il Vaticano, il quale ha chiesto di rivedere alcuni punti che, secondo i ministri di Papa Francesco, minerebbero la struttura del Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica in materia di libertà di espressione.
Sebbene i partiti di destra abbiano sicuramente beneficiato dal punto di vista mediatico di questo intervento esterno (nonostante la retorica contro le ingerenze di Stati stranieri), è solo negli ultimi giorni che sembrerebbero aver acquistato un nuovo alleato ben più pesante all’interno del Parlamento.
Matteo Renzi cambia ancora idea
È da circa una settimana, infatti, che all’ostruzionismo della destra si sarebbe aggiunto il cambio di strategia del senatore e leader diItalia Viva, Matteo Renzi che fino a poco tempo fa ribadiva il totale accordo, in merito al DDL, con il resto del centrosinistra.
Renzi negli ultimi giorni si sarebbe mostrato propenso, invece, ad abbracciare una proposta avanzata dal centrodestra, ovvero di attuare una serie di cambiamenti al testo di legge (come per esempio il primo articolo, quello concernente il significato di identità di genere).
Il netto cambio di direzione di Renzi non ha suscitato molto stupore tra i partiti, in quanto ormai noto per questi atteggiamenti ambigui e quasi da “mina vagante” all’interno del Parlamento (si pensi alla caduta in piena pandemia del governo Conte II). La rabbia che invece ha causato, soprattutto nel tessuto sociale, è stata molta, al punto di essere accusato di voler trarre benefici politici a discapito delle persone. Va ricordato che durante la prima votazione alla Camera dei Deputati, IV ha votato in blocco a favore del disegno di legge.
Molti analisti sono concordi nel ritenere questa mossa come un attacco al Segretario PD, Enrico Letta. Risulta chiaro un avvicinamento di Renzi verso i partiti di centrodestra interni la maggioranza di governo (Lega e Forza Italia), in vista dell’elezione del presidente della Repubblica e delle elezioni del 2023: staccarsi dagli attuali alleati, probabilmente, viene visto da Renzi come un vantaggio per il proprio futuro politico.
Dopo gli ultimi sviluppi, dunque, l’approvazione della legge Zan potrebbe essere compromessa: con i probabili voti contrari di IV, non ci sarebbero più i numeri in Senato per la sua approvazione e i partiti di centrosinistra si sono rifiutati di accettare qualsiasi modifica al testo in quanto sicuri che esso verrebbe manipolato e privato della sua missione originaria.
Nei giorni precedenti si è assistito ad una serie di critiche e attacchi all’interno della maggioranza stessa, con il serio rischio di una frattura che potrebbe ripercuotersi sull’operato del governo di Draghi: martedì 6 luglio è stata decisa con voto la calendarizzazione della legge in Senato, fissata al 13 luglio. I lavori in aula per la discussione del testo copriranno almeno 3-4 giorni in cui potranno essere decisi anche eventuali emendamenti (il rischio è di assistere ad un ulteriore rallentamento con il ritorno del testo alla Camera) e la modalità di voto (se a scrutinio palese o segreto).
Nei prossimi giorni sapremo, in ogni caso, quale sarà il destino del disegno di legge.