Religione e sostenibilità: ama il prossimo tuo come l’ambiente
La sostenibilità ambientale, tema cardine nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, riflette un argomento “caldo” per l’intera comunità internazionale. La crisi climatica e il deterioramento ambientale sono aspetti che determinano e minano tutte le componenti sociali attive e dunque di interesse intrinseco alla società odierna. Essendo quello della sostenibilità un argomento prettamente tecnico, per lungo tempo le grandi religioni sono state sottovalutate come attori rilevanti nel trovare una linea d’azione comune. Le diverse religioni hanno però una capacità di influenza che non dovrebbe essere affatto sottovalutata: il loro potere di indirizzamento morale ed etico è tanto rilevante da vincolare le azioni dei singoli individui a partire anche dalle parole dei loro leader religiosi. Per esempio, il Dalai Lama afferma: «Impara a rispettare qualunque insetto, e avrai imparato a rispettare il mondo intero», mentre Papa Francesco ribadisce l’avere cura per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo.
Nel corso degli anni, la salvaguardia dell’ambiente ha iniziato a coinvolgere sempre più le diverse posture religiose nella ricerca di possibili soluzioni integrali. Tutte le religioni monoteiste mantengono una posizione rispettosa nei confronti dell’ecosistema, tanto da poterlo rinvenire anche nei vari testi sacri. Non sono però le sole, in quanto i culti orientali sono propensi verso il totale assorbimento dell’uomo all’interno dell’ambiente naturale.
Nel suo libro “La tutela dell’ambiente nel diritto delle religioni”, Maria Rosaria Piccinni, docente di Diritto e religioni nei Paesi del Mediterraneo presso l’Università degli Studi di Bari, spiega diverse connessioni tra ambiente e religioni. Secondo le sue conclusioni, l’ebraismo è la religione che ha maggiormente trattato la tematica ambientale all’interno dei suoi testi sacri con approcci più che moderni, ma l’islamismo è quella dall’impronta verde più incisiva data la sovrapposizione di principi religiosi e statali. E ancora, la religione cristiana ha aderito alla Carta della Terra, con la quale si ribadiscono principi etici atti a creare una società globale sostenibile, giusta e pacifica. Questo non è però l’unico documento del cristianesimo che attesta l’attenzione di questa religione per le tematiche ambientali. Il tema ecologico è anche implicitamente trattato nell’Enciclica Caritas in veritate, promulgata da Papa Benedetto XVI nel 2009, nella quale si pone l’accento sullo sviluppo dell’uomo in ogni sua dimensione e sull’ecologia umana in relazione all’ambiente naturale e sociale.
Fede e scienza: verso la Cop26
In un momento storico in cui sono tangibili gli effetti dei danni ambientali causati dall’azione dell’uomo, l’Ambasciata inglese, quella italiana e la Santa Sede hanno promosso un evento dal titolo “Fede e scienza: verso la Cop26”. Questa convention si è svolta il 4 ottobre scorso e ha visto circa 40 leader religiosi e 10 scienziati riunirsi per trovare una linea congiunta sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Il perché del coinvolgimento delle istituzioni religiose nelle trattative di una tematica prettamente tecnica attiene non solo a motivi di carattere morale ed etico, ma è anche legato a valori cardine delle singole religioni.
Il capo della Chiesa Cattolica, Papa Francesco, ha parlato di «interconnessione tra tradizioni spirituali e i doni del creato» nel suo discorso durante il summit. Secondo questa affermazione, egli ritiene fondamentale comprendere l’impatto di azioni dannose nei confronti di un qualcosa che ci è stato donato, puntando a incrementare l’impegno volto alla cura del sé come essere umano e dell’ambiente, che implica anche l’attenzione verso il prossimo. In vista della COP26 di Glasgow, il Santo Padre ha tenuto a sottolineare un altro punto, ossia l’utilità primaria dell’unione e dell’unità tra culture e religioni diverse per creare un ambiente in cui coesistere nel pieno rispetto reciproco, cercando di ridurre più possibile l’impatto dell’uomo sull’ecosistema.
L’importanza del dialogo interreligioso
Solo due giorni dopo l’evento, anche la Comunità di Sant’Egidio ha promosso un incontro internazionale e interreligioso dal titolo “Popoli fratelli, terra futura. Religione e culture in dialogo”, anche questo all’insegna della promozione dell’interdipendenza e della comunanza umana.
🌆Ogni anno milioni di #rifugiati sono costretti a fuggire dal proprio Paese per gli effetti del cambiamento climatico. Aprire le porte di alcuni “paradisi climatici”potrebbe essere una risposta efficace.
— Cassandra 💡 (@cassandra_ita) October 2, 2021
Leggi l’articolo di @FraTabarrini 👇🏻https://t.co/kMpadwhkV8
Nell’epoca del Covid-19, di tanti conflitti ancora in corso, della crisi ambientale che ogni anno provoca l’incremento di profughi climatici, è importante una riflessione comune sulle varie forme di declino socio-antropologico che stiamo vivendo e un’azione congiunta per cercare di bloccarlo. I due eventi religiosi tenutosi nella capitale non sono affatto sconnessi tra loro, tutt’altro. Hanno matrici fondamentalmente diverse, ma mirano ad un’unica riflessione: prendersi cura del prossimo partendo dal prestare attenzione e cura all’ambiente che ci circonda.
Editing e fact checking a cura di Alice Spada