Reddito di cittadinanza al centro del dibattito politico
Da quando è stato istituito, il Reddito di Cittadinanza (RdC) ha occupato in maniera costante i dibattiti pubblici e le agende dei politici, che siano favorevoli o meno.
Presentata come la riforma bandiera del Movimento 5 Stelle, varata nel 2019, il RdC è uno strumento di natura assistenzialista in favore di chi presenta determinati requisiti reddituali. Sarebbe poco congeniale ora elencare tutti i criteri, è sufficiente tenere a mente che la platea interessata alla misura sono le persone a bassa fascia di reddito, e che la sua assegnazione impone alcuni obblighi occupazionali.
Acclamato dai suoi promotori come la risoluzione per i fabbisogni delle persone in cronica difficoltà, lo stesso Luigi Di Maio, ministro degli Esteri ed ex capo del Movimento, esultò dopo lo sblocco della manovra finanziaria necessaria per mettere in campo la misura, con la celebre frase “abbiamo abolito la povertà”. Sta di fatto però che dopo quasi 3 anni, in Italia risultano esserci ancora oltre 5,6 milioni di persone in povertà assoluta, anche se bisogna tener conto, ad onor del vero, anche dell’emergenza pandemica in atto e della crisi economica scaturitasi.
Molti esperti ed analisti hanno infatti confermato come il reddito sia stato in realtà un vitale sostegno a chi avesse perso il lavoro o si trovasse in gravi difficoltà economiche durante la fase acuta della pandemia; questo fatto resta innegabile.
Amici e nemici del Reddito di Cittadinanza
Ciononostante oggi, così come alla sua entrata in vigore, il RdC viene sistematicamente criticato e definito come un danno economico per lo Stato, un aiuto solo per truffatori e “fannulloni” che, a dire dei detrattori, sono troppo pigri per accettare lavori veri. Che poi alcuni di detti lavori siano malpagati e al limite dello sfruttamento poco importa, a loro.
Primi fra i critici del RdC i militanti della Lega, con il suo segretario e senatore Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni sua presidente e deputata, con un discreto sostegno da parte di Italia Viva e del suo leader e senatore, Matteo Renzi.
Differenti posizioni vengono invece tenute da Liberi e Uguali e Partito Democratico, alleati di centrosinistra del M5S: al riguardo non si hanno ancora precise linee di pensiero da parte loro, rimanendo di fatto su posizioni neutrali e lontani da possibili, ulteriori, scontri col centrodestra.
Hanno fatto discutere invece le dichiarazioni del presidente di Forza Italia e senatore Silvio Berlusconi: l’ex premier, da convinto osteggiatore della misura, ha in maniera improvvisa definito pubblicamente il reddito, come un “sostegno per i poveri e le persone in difficoltà”.
Il fatto che tali dichiarazioni coincidano con l’approssimarsi dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica (posizione per cui Berlusconi ha più volte proposto la sua autocandidatura) potrebbe essere solo una coincidenza, oppure no. I calcoli politici sono sempre all’ordine del giorno: difendere la misura farebbe parte di una strategia di lunga durata, per provare ad assicurarsi i voti in Parlamento degli esponenti del Movimento per l’elezione al Quirinale.
Quali scenari per il RdC?
La discussione per il futuro della misura ha interessato anche l’agenda del governo: a breve dovrà essere approvata la nuova Legge di Bilancio, con alcune importanti modifiche già concordate che riguarderanno il Reddito (maggiori controlli, diminuzione dell’assegno dopo un certo periodo ecc.).
L’ultima dichiarazione da parte dell’esecutivo è stata rilasciata da Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, nonché senatore del M5S, a seguito di un incontro con il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco. Patuanelli ha ribadito che non saranno necessarie ulteriori modifiche, trovando anche il benestare da parte di Draghi nel mantenere attivo il sussidio, nonostante i ripetuti attacchi.
“Metadone di Stato” (Meloni) e “reddito di criminalità” (Renzi) sono solo alcuni degli epiteti con cui è stato ribattezzato il RdC, sottolineando un acuto disprezzo per quest’ultimo e giustificando tali affermazioni col fatto che in molti truffano lo Stato beneficiando del sussidio, nonostante godano di una posizione benestante.
Solo il fatto di scoprire le molte truffe è indice di un controllo efficiente degli organi preposti: una tale misura attrae indubbiamente una vasta platea di approfittatori e una modifica nei criteri di assegnazione sembrerebbe al momento la soluzione migliore, lasciando da parte attacchi politici e concentrandosi maggiormente sulla situazione reale del Paese e dei suoi cittadini.
Editing e fact checking a cura di Claudio Annibali