Pandemia e Agenda 2030, quale impatto?
«Ciò che la pandemia sta dimostrando è che non si può pensare di rimanere “sani” abitando un Pianeta “malato”», dice Papa Francesco.
Nell’anno della presidenza italiana del G20 i “grandi” del pianeta si troveranno inevitabilmente a fare il punto sui progressi dell’Agenda 2030.
Sottoscritta nel settembre 2015 dai governi di 193 Paesi, l’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile, postula 17 obiettivi (goal) da raggiungere entro il 2030. Ogni goal si articola in target, sotto-obiettivi di medio-lungo periodo che scandiscono il percorso verso la realizzazione dell’intero programma. Dalla lotta alla povertà (goal 1) al diritto alla salute e al benessere (goal 3) fino all’ecologia, quindi energia più pulita e accessibile (goal 7) o città e comunità sostenibili (goal 11), l’Agenda formula dei punti di carattere generale che vengono poi declinati da ogni singola realtà istituzionale in relazione alle criticità del territorio in cui essa opera.
ASviS: Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile
Ogni anno l’associazione ASviS, redige un report sui progressi dell’Italia rispetto ad ogni singolo obiettivo. L’ultimo monitoraggio, pubblicato a fine 2020, è anche il primo documento a livello nazionale ad offrire uno sguardo complessivo sull’andamento del programma in virtù dell’ingresso di un ormai noto nuovo attore sulla scena globale: il COVID-19. La pandemia come era prevedibile ha inciso notevolmente sui progressi dell’intera Agenda, ma fino a che punto?
L’impatto della pandemia sugli obiettivi dell’Agenda
Se tra il 2018 e il 2019 il Paese mostrava segni di miglioramento per quattro obiettivi (1, 8, 12, 16), una sostanziale stabilità per altri dieci (2, 3, 4, 5, 6, 7, 10, 13, 15 e 17) ed un posizionamento negativo per i goal 9 e 11, nel 2020 la situazione è precipitata. Molti dei target individuati dai 17 goal postulavano infatti risultati intermedi da raggiungere entro lo scorso anno, obiettivi in gran parte disattesi anche a causa degli effetti della pandemia. Tra questi la diminuzione della disoccupazione giovanile che nel 2020 invece è cresciuta più che nei precedenti periodi (29,7%: +1,3% rispetto al 2019).
Brutte notizie anche per gli obiettivi 2030. Se, infatti, il percorso sembrava in salita già nel 2015, ad oggi appare una vera e propria scalata a mani nude. Otto goal stabili o in miglioramento nel 2019 sono passati nel 2020 al lato negativo della tabella. Parliamo di lotta alla povertà, alla fame e alle disuguaglianze; di diritto alla salute e all’istruzione; di parità di genere, di crescita economica e di rafforzamento delle partnership. In tutto ciò, l’unico obiettivo che sembra aver beneficiato del periodo di inattività causato dal lockdown è il numero 13 (lotta al cambiamento climatico). Mentre l’uomo era costretto alla vita domestica la natura si riprendeva i suoi spazi e nel farlo ci restituiva lo stupore di rivedere i delfini nella laguna di Venezia o gli animali selvatici scorrazzare indisturbati nelle città semideserte di tutta Italia.
Allora, forse, la domanda corretta da porsi non è tanto quanto il COVID-19 abbia influito sull’Agenda 2030, ma quanto invece la risposta dell’uomo alla pandemia ne abbia compromesso (quasi) irreversibilmente gran parte degli obiettivi.