Orbán a picco tra posizioni filorusse e risveglio politico giovanile
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin sta avendo molteplici effetti, fra loro anche molto diversi, sulle altre nazioni. Tra questi c’è sicuramente l’impatto che la crisi sta avendo sulle campagne elettorali di Francia e Ungheria, che si trovano nella scomoda posizione di dover chiamare i cittadini alle urne proprio quest’anno, ad aprile. Orbán, primo ministro ungherese dal 2010 e con un precedente mandato alle spalle tra il 1998 e il 2002, la prima settimana di aprile si troverà per la prima volta ad affrontare una variegata coalizione di opposizione a sostegno del candidato Péter Márki-Zay, conservatore, cattolico e difensore dei diritti civili.
Alla ricerca di un cambiamento
La posizione di Viktor Orbán, già tentennante a causa delle decisioni del suo governo, che gli sono costate l’apertura di un contenzioso sullo stato di diritto in Ungheria da parte dell’UE, è ulteriormente minacciata dall’opposizione che si presenterà alle elezioni di aprile unita in un’ampia coalizione. Negli ultimi anni, il governo ungherese capeggiato dal partito Fidesz, aveva imposto norme molto severe su televisioni, radio e giornali, così da arginare l’ondata di dissenso. Queste nuove imposizioni hanno scatenato una risposta molto forte anche da parte dei cittadini più giovani, una novità per l’Ungheria. Infatti, a differenza di molti Paesi europei, il 44% dei giovani ungheresi dice di non essere per nulla interessato alla politica e solo tra il 2% e il 5% si ritiene molto interessato all’argomento. L’inversione di tendenza sembrerebbe star avvenendo in questi ultimi due o tre anni, durante i quali le manifestazioni che hanno visto il coinvolgimento delle nuove generazioni sono aumentate di molto.
L’attuale crisi russo-ucraina sta facendo tremare Orbán, che si trova dall’inizio dell’invasione diviso tra il dover scegliere se conformarsi alle decisioni che l’UE prende contro la Russia e il mantenimento di un minimo rapporto diplomatico con Mosca, notoriamente nelle simpatie del governo magiaro. Questo “doppio gioco”, come lo ha definito l’esperto di Europa orientale Stefano Bottoni, mette in pericolo la credibilità di Orbán in un periodo delicatissimo come quello pre-elettorale. Ad aggravare la sua situazione si è aggiunto il “risveglio” politico delle nuove generazioni, che cercano un cambiamento e vedono nelle elezioni del prossimo 3 aprile un’ottima occasione per attuarlo. I giovani ungheresi si sono uniti in massa alle proteste contro l’invasione russa, e contro un regime, quello di Putin, che il loro governo da dieci anni prova ad emulare. Giovedì 24 febbraio, a seguito dell’escalation militare in Ucraina, è stata organizzata una protesta di fronte all’ambasciata russa a Budapest.
La manifestazione ha visto una larga partecipazione tra le nuove generazioni, che hanno espresso il loro dissenso anche nei confronti di Viktor Orbán e delle sue posizioni filorusse. Il presidente viene definito un doppiogiochista e si pensa addirittuta che tra gli elettori di Fidesz ci possa essere una spaccatura a causa di questa crisi. Come accade in molti Paesi europei, i ragazzi delle fasce d’età più giovani si sentono più allineati con l’Unione europea piuttosto che con il nazionalismo di Fidesz, e nel 2020 un sondaggio ha rivelato che, a differenza dei vertici di estrema destra, l’85% della popolazione ungherese si sarebbe opposta ad un eventuale proposta di uscita dall’UE.
Verso il 3 aprile: i timori di Orbán
La preoccupazione di Orbán trova però il suo maggiore fondamento nella compattissima coalizione d’opposizione che dovrà sfidare ad aprile. Dopo dieci anni di governo, il Premier ungherese non sembra infatti attendere le prossime elezioni con la stessa tranquillità con cui affrontò quelle del 2018, nonostante l’impero di consenso mediatico che si è costruito eliminando o acquistando i media d’opposizione. Non a caso, i giornali nazionali sono totalmente immersi nella versione russa dell’“operazione militare speciale”. Per provare a risollevare (e forse condizionare) la sua campagna elettorale, Orbán ha invitato ufficialmente Donald Trump a Budapest nelle settimane prima delle elezioni, probabilmente in occasione di una conferenza sulla politica conservativa che si terrà proprio nella capitale ungherese l’ultima settimana di marzo. Tuttavia, l’ex presidente statunitense sembra non aver ancora replicato all’invito.
Nel frattempo, la campagna elettorale di Márki-Zay non accenna a diminuire la sua intensità: in piazza, con un nastro giallo e azzurro sul petto, ha ribadito il suo totale appoggio alla Nato e ha aspramente criticato la visita dello sfidante in Russia solo qualche settimana prima dell’invasione.
Editing e fact checking a cura di Claudio Annibali