L’opposizione interna di Matteo Salvini
Nelle moderne democrazie rappresentative sono gli elettori a determinare, attraverso lo strumento del voto, le forze politiche preposte alla formazione, nelle sedi istituzionali, di una maggioranza e di una minoranza (che avrà limitati margini decisionali ma sarà pur sempre responsabile delle esigenze di una parte di cittadinanza).
L’attuale sistema elettorale proporzionale italiano (c.d. “Rosatellum bis”), obbliga i vari schieramenti politici a formare delle coalizioni (in caso nessuno di essi riesca a raggiungere il 50% più 1 dei voti). Alla fine dei lavori di formazione, la nuova maggioranza può avviare la stagione legislativa e permettere al governo, escludendo la minoranza, di iniziare il suo operato. I partiti esclusi dalla formazione del governo si pongono come opposizione.
Lo schieramento di opposizione, lungi dall’essere una formazione inutile ed un peso morto per il sistema istituzionale, rappresenta l’essenza della democrazia in quanto, oltre a dar voce ai cittadini che hanno “perso” le elezioni, esercita un controllo fondamentale sull’operato della maggioranza e sul governo: un Paese che ha un’opposizione libera è un Paese democratico.
Oggi, nell’immaginario comune le opposizioni vengono percepite, però, come entità i cui sforzi e obiettivi sono concentrati unicamente a destabilizzare e rallentare i lavori della maggioranza, scalzando ogni tentativo di dialogo e collaborazione. Una tale visione è comprensibile: negli ultimi decenni, in Italia, la comunicazione politica ha raggiunto toni sempre più violenti, offensivi e populisti. Negli ultimi 100 giorni in Italia si è fatta strada un’accezione di opposizione che si potrebbe definire “bilaterale”.
Il caso Lega
L’attuale legislatura, a seguito della crisi del governo Conte II, è arrivata alla composizione del terzo esecutivo guidato da Mario Draghi; la nuova maggioranza che sostiene il governo è formata da tutti i principali partiti (tranne Fratelli d’Italia), i quali sono stati convinti dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a mettere da parte le opposte ideologie a favore del bene comune.
L’invito è stato accolto da quasi tutti i leader politici, a differenza di Giorgia Meloni, Deputata e presidente di FDI, la quale ha scelto di restare all’opposizione.
Ad aderire all’agenda politica del nuovo presidente del Consiglio è stato anche Matteo Salvini, Senatore e segretario della Lega, il quale scelse di abbandonare l’opposizione e di portare il suo partito al governo, assicurandosi il controllo di vari dicasteri.
Le opportunità politiche hanno convinto Salvini ad un cambio di posizione, accettando di governare con la sinistra, ciò che il nuovo assetto non è riuscito a cambiare (o quanto meno è solo riuscito ad attenuare) è, però, la condotta litigiosa e la mancanza di mediazione; atteggiamento che ha portato molti commentatori e opinionisti a parlare di “un’opposizione interna” di Salvini nei confronti dell’Esecutivo Draghi.
Sembra infatti che il leader del Carroccio non sia intenzionato ad abbandonare la strategia adottata per oltre un anno, concepita per attaccare sistematicamente, attraverso il clamore mediatico e continui slogan, ogni decisione della maggioranza al governo (pur facendone parte).
All’ordine del giorno, ad esempio, gli attacchi verso il Ministro della Salute ed esponente del partito Articolo 1, Roberto Speranza, e l’attuale Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, colpevole, secondo la narrativa leghista, di favorire l’immigrazione.
Il 2022 e il Quirinale
La visione politica e l’assetto che Salvini ha in mente nel prossimo futuro per l’Italia, è risultata evidente a seguito di una sua recente intervista, in cui il senatore avrebbe fatto intendere che l’attuale esecutivo non sarebbe in grado di effettuare le giuste riforme fiscali e della giustizia, e che metterle ora in agenda sarebbe inutile.
Salvini sta preparando il terreno per l’imminente successione di Mattarella alla Presidenza della Repubblica, il cui mandato cesserà a gennaio 2022?
L’obiettivo primario- sostengono alcuni analisti politici- sarebbe proporre come nuovo garante delle istituzioni l’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi e farsene promotore; in tal modo verrebbe meno l’unica figura autorevole che, attualmente, viene considerata in grado di reggere l’esecutivo: nuove elezioni diventerebbero così necessarie.
La nuova tornata elettorale, secondo i sondaggi, vedrebbe il centro-destra vincitore e anticiparla al prossimo anno significherebbe per Salvini anche monetizzare il vantaggio sull’alleato Meloni, che ha visto crescere il proprio consenso negli ultimi mesi arrivando addirittura a sfidare la Lega per la leadership della coalizione. Un successo, questo, dovuto sicuramente al ruolo di opposizione, quasi sempre irresponsabile, avventata e sensazionalistica di FDI.
Per tale motivo Salvini non ha mai rinunciato- e non intende farlo- alla sua linea di opposizione, la quale ha garantito per anni una crescita esponenziale del suo partito e che viene vista ancora necessaria per raccogliere voti a strascico in un’arena politica sempre più deresponsabilizzata.