L’India è in ginocchio e gli aiuti non bastano
Da più di una settimana ormai l’India sta registrando una media che supera i 3.500 morti al giorno per Covid-19. Le immagini delle dense nuvole di fumo dei roghi (usati come crematori) rappresentano bene la situazione di un Paese messo in ginocchio dal Coronavirus e senza risorse mediche per poter affrontare il grande numero di contagi: 360 mila circa nella giornata del 28 aprile, la cifra più alta che sia mai stata riportata in tutto il mondo fino ad ora.
La situazione sanitaria e gli aiuti
Scarse sono le risorse di ossigeno e medicamenti, oltre alla situazione precaria delle strutture ospedaliere d’emergenza. I malati vengono assistiti all’interno di palestre, vagoni dei treni o qualsiasi altra struttura adattata per sostenere la situazione generata dalla nuova variante del Covid-19.
Di fronte a questo scenario critico, molti Stati hanno deciso di attivarsi per fornire aiuto all’India. Le prime forniture mediche inglesi sono arrivate recentemente. Queste includono 100 ventilatori e 95 concentratori di ossigeno, come affermato dal portavoce del Ministero degli Esteri indiano, Arindam Bagchi, attraverso un Tweet in cui ha condiviso la foto delle risorse mentre venivano scaricate da un aereo della Lufthansa a New Delhi. Il Regno Unito ha fatto sapere, inoltre, che invierà ulteriori aiuti per centinaia di concentratori di ossigeno, ventilatori non invasivi e ventilatori manuali.
Anche la Russia ha spedito risorse nel subcontinente per la lotta al Covid-19. Tra queste, varie forniture mediche per l’ossigeno, monitor, ventilatori, migliaia di medicamenti. Secondo un comunicato stampa del ministero degli Esteri di Delhi c’è stata una chiamata tra il premier indiano Modi ed il presidente Putin in cui il Capo del Cremlino avrebbe confermato il sostegno attuale e futuro per combattere il Coronavirus in India.
Anche dagli Stati Uniti è arrivato un sostegno grazie ad un carico aereo atterrato nei giorni scorsi in India. Questo conteneva più di 400 bombole di ossigeno e milioni di forniture tra mascherine e test rapidi. È evidente, dunque, come molte potenze mondiali si stiano mobilitando per placare l’ondata di contagi che ha procurato- e continua a provocare- la morte di moltissime persone nel territorio indiano.
L’Unione europea ringrazia gli Stati membri per le donazioni e blocca i voli
Dal fronte europeo, invece, è la stessa presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a chiedere l’intervento dei Paesi membri in aiuto del gigante asiatico dichiarando con un Tweet che: «L’India ha bisogno del nostro sostegno e della nostra solidarietà», aggiungendo poi di essere «molto grata a Francia, Italia, Austria, Finlandia e Irlanda per aver inviato ossigeno, apparecchiature mediche come ventilatori e farmaci anti-Covid sotto il nostro Meccanismo europeo di protezione civile».
Anche l’UE sta contribuendo, infatti, con i propri aiuti per fermare la tragedia provocata dalla nuova variante indiana. Alcuni Stati membri hanno deciso, però, di tutelare anche se stessi bloccando i voli provenienti dall’India. L’Italia ha dichiarato lo stop agli arrivi da India e Bangladesh e ha messo in quarantena 214 passeggeri già atterrati sul suolo italiano.
La Spagna cerca di evitare i contagi imponendo una quarantena di 10 giorni a tutti coloro che arrivano dallo Stato asiatico. Tutto ciò per evitare che anche l’Europa respiri il fumo di quei roghi che hanno fatto piangere il mondo intero.