L’avanzata della destra nel Parlamento europeo
Non è forse un mistero che negli ultimi anni abbiamo assistito alla “consacrazione” dei partiti nazionalisti e populisti, sia a livello nazionale che europeo.
Di recente, proprio in campo europeo, i partiti della destra radicale hanno compiuto un passo in avanti verso l’unità: 16 partiti appartenenti a 14 Paesi membri hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, chiedendo un’Unione europea basata su Stati membri più sovrani, opponendosi all’evoluzione dell’UE in senso più federale.
Le principali forze firmatarie di tale dichiarazione sono il partito polacco al governo “Diritto e Giustizia”, “Fidesz” del premier ungherese Viktor Orbán, il francese “Rassemblement National” di Marine Le Pen, e gli italiani “Lega” di Matteo Salvini e “Fratelli d’Italia” di Georgia Meloni.
Nel testo presentato si evince la richiesta di «un’Europa più rispettosa dei popoli e delle nazioni libere. Non si può accettare- si legge ancora nella dichiarazione- come i popoli siano soggetti all’ideologia burocratica e tecnocratica di Bruxelles che impone i suoi standard in tutti gli aspetti della vita quotidiana».
L’obbiettivo ufficiale con la quale è stata presentata la “Dichiarazione sul futuro dell’Europa” quindi sarebbe quello di compiere un ulteriore passo avanti verso il rafforzamento dell’alleanza tra i partiti di estrema destra europei. Tuttavia, il testo sembra essere stato firmato sotto un diffuso malcontento e scetticismo (anche tra gli ambienti della destra europea): in molti ritengono l’iniziativa destinata quindi ad infrangersi senza conseguenze concrete. Quello che viene reputato da molti l’anello debole del progetto- e che lo fa apparire al momento poco probabile- è proprio l’intenzione di formare un unico gruppo sovranista nel Parlamento europeo.
Fratelli D’Italia e Lega
In particolar modo le cose sembrano non procedere come previsto e secondo i desideri del leader della Lega Matteo Salvini, tra i principali sostenitori e promotore del disegno di alleanza. I problemi sorti, infatti, avrebbero un doppio fronte, sia a livello nazionale che europeo: il partito della Lega, infatti, che al Parlamento europeo aderisce al gruppo Identità e Democrazia, sembra da tempo perdere terreno nei consensi nazionali rispetto a Fratelli d’Italia -che invece aderisce in Europa al gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR)-. A ciò si aggiunge il fatto che la Lega è stata esclusa dal ricoprire posizioni di potere rilevanti nelle istituzioni europee.
Le prime spaccature riguarderebbero proprio la volontà di fondare un nuovo gruppo, poiché, tra gli altri grandi partiti di destra, in pochi avrebbero interesse ad unirsi all’interno del Parlamento europeo e in particolare quelli che aderiscono all’ECR e che al momento ricoprono più ruoli strategici nelle istituzioni, tendendo ad includere peraltro forze conservatrici più moderate.
«Beh, naturalmente questo potrebbe essere l’obiettivo, ma non è all’ordine del giorno ora, non è la cosa più urgente», dichiara l’europarlamentare della destra belga Annenmans.
Nota non a margine, proprio in questi giorni è iniziato il turno di presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione europea per la Slovenia, un Paese che da circa un anno è guidato dal primo ministro Janez Janša, appartenente all’ala di destra ed euroscettica, e da molti paragonato Viktor Orbán. Ragionando in una prospettiva a lungo termine, sebbene la destra radicale possa non sembrare un pericolo imminente per l’attuale estabilshment di Bruxelles (poiché al momento il numero dei seggi occupati in Parlamento è sempre lo stesso), tuttavia a lungo andare questi partiti potrebbero prevalere e arrivare a modellare anche il processo decisionale europeo, come già sta avvenendo a livello nazionale.