La Sardegna sta bruciando
Ormai da diversi giorni la parte centro-occidentale della Sardegna è alle prese con una serie di incendi di enormi proporzioni che stanno provocando danni pari ad almeno un miliardo di euro. Sono infatti circa ventimila gli ettari di terra bruciata, al cui interno erano presenti anche abitazioni e aziende agricole.
Le cause degli incendi in Sardegna
L’area interessata corrisponde alla provincia di Oristano: più precisamente, il primo incendio sarebbe partito da Bonarcado e Santu Lussurgiu, per poi propagarsi fino al Montiferru. Stando alle prime ipotesi, le cause sarebbero tanto accidentali quanto dolose: se, infatti, il primo rogo di Bonarcado sarebbe stato innescato da un’automobile andata a fuoco, per gli altri non può essere ancora esclusa la natura dolosa. Anche il forte vento dello scorso fine settimana e le elevate temperature (circa 40°C) avrebbero avuto un ruolo determinante nella vicenda, favorendo il propagarsi delle fiamme. Gli incendi hanno in seguito raggiunto Cuglieri, da cui i cittadini sono dovuti fuggire per trovare riparo a Sennariolo, che solo poche ore dopo è stato anch’esso però raggiunto dalle fiamme. Fortunatamente non si sono registrate vittime, in quanto lo scirocco e il calar della sera avrebbero evitato la tragedia, sebbene la situazione appaia ancora estremamente incerta e confusa tanto per le autorità quanto per la popolazione. I danni si figurano già ingentissimi e difficilmente calcolabili e tra essi risulta anche la distruzione di una superficie enorme di macchia mediterranea insieme ad un ulivo millenario noto come Tanca Manna, inserito tra gli alberi monumentali d’Italia del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.
Una terra che brucia
Da giorni, ormai, numerosi Canadair (gli aerei anti-incendio) operano sul territorio per soffocare le fiamme, ma allo stato attuale gli incendi risultano ancora in corso. Sono oltre 7500 le persone impegnate per prestare soccorso e si stima che vi siano almeno 1500 sfollati. Tale numero ha spinto la Regione Sardegna non solo a proclamare lo stato di emergenza, ma anche a richiedere l’intervento dell’Unione europea «per far fronte a uno dei più gravi disastri naturali mai accaduti in Sardegna», come afferma il presidente Christian Solinas. Inoltre, lo stesso presidente ha dichiarato che farà richiesta al Premier Draghi affinché una parte del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) venga devoluta alla Sardegna per realizzare massicci progetti di riforestazione. L’inquilino di Palazzo Chigi non ha però ancora fornito una risposta in merito alla questione, sebbene abbia manifestato la sua solidarietà alla popolazione colpita.
L’aspetto più allarmante sin qui è senz’altro la frequenza con cui vengono riportati simili episodi, definiti sempre “senza precedenti”. Solo poche settimane fa, in Canada, è scomparsa una cittadina a causa degli incendi mentre ancor più recentemente la Germania e la Cina hanno dovuto affrontare un altro tipo di eventi estremi: le alluvioni. Questi fenomeni, così come i roghi in Sardegna, sono strettamente legati al cambiamento climatico, giacché negli ultimi anni sono inconfutabilmente aumentate le condizioni in cui essi si verificano. Nel caso degli incendi che hanno colpito la Sardegna, al contempo, però, in molti hanno puntato il dito sulla gestione delle foreste nel nostro Paese, dove, a fronte di un aumento delle zone boschive, non è stato elaborato un piano adeguato di prevenzione degli incendi.
Occorre, dunque, che le istituzioni mettano a punto un piano serio e attuabile sul lungo termine con l’obiettivo di prevenire tali episodi, ma anche di preservare un ambiente sempre più minacciato dalle nostre azioni. Le nostre città e le nostre abitazioni diventano sempre più vulnerabili e con esse anche noi. Oltre mille persone non dispongono più di una casa e se non agiremo con la consapevolezza che la natura non è semplicemente “là fuori”, il numero sarà destinato ad aumentare vertiginosamente, con tutte le drammatiche conseguenze socioeconomiche del caso.