La realtà virtuale non sarà più così “virtuale”
In una realtà sempre più interconnessa e dipendente dalle nuove tecnologie, non è passata inosservata la notizia delle ultime settimane che vede come protagonista il social network per eccellenza ill creatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha infatti annunciato come il colosso, che possiede anche Instagram, Whatsapp e Messenger, cambierà nome.
Dal 1° dicembre 2021 infatti, il gruppo, che è stato presentato ufficialmente all’evento Connect 2021 dello scorso 28 ottobre, si chiamerà “Meta” (dal greco “oltre”) e verrà accompagnata dal logo raffigurante un simbolo dell’infinito.
Il metaverso di Zuckerberg: una nuova frontiera
L’obiettivo postosi dal magnate è infatti quello di creare un vero e proprio “Metaverso“, praticamente un luogo-non luogo identico al mondo reale che conosciamo dove sarà possibile vivere quella che sarebbero a tutti gli effetti esperienze reali, ma digitali. Per accedere a questo universo sarà necessario possedere un avatar, ovvero un personaggio digitale in rappresentazione 3D che sarà identico a noi e grazie al quale viaggeremo nel metaverso interessato.
L’idea di Zuckerberg per quanto visionaria possa essere, non lo è nemmeno troppo; lo sanno bene gli appassionati di videogiochi che ormai già da anni muovono le corrispettive reincarnazioni digitali in giochi iconici come Fortnite o PlayerUnknown’s Battlegrounds grazie ai quali si sfidano online in mondi e universi digitali e all’interno dei quali –grazie appunto ai loro avatar- si parlano, si incontrano, si scambiano oggetti ed informazioni e vanno persino ai concerti.
Il metaverso creato da Zuckerberg si pone come baluardo il fatto di staccarsi da un’idea solo di gioco e portare il virtuale nel mondo reale, nel nostro quotidiano. L’idea è quella di poter fare tutto quello che già originariamente facciamo nella realtà ma con la comodità di poterlo fare stando a casa. Col nostro avatar potremo andare ad incontrare amici, fare shopping, meeting di lavoro, partecipare a fiere ed eventi: una sorta di seconda e parallela vita volta anche ad annullare le distanze geografiche.
La realtà virtuale sul “grande schermo”
In principiò l’idea della realtà virtuale era stata ipotizzata di pari passo con il processo di sviluppo della tecnologia moderna e dell’informatica, intorno alla metà degli anni 50, grazie alle quali si iniziò a pensare ad ipotetici “mondi paralleli” e a sviluppare studi specifici con il contributo delle prime simulazioni.
Ed è proprio grazie a questa concezione di sovrastimolazione dei sensi, sulla quale si basa la nostra intera esperienza della realtà, che nasce la realtà virtuale: cioè “la capacità di ingannare i nostri sensi con un ambiente, appunto, virtuale generato dai computer, tramite ambienti generati da programmazione che realizzano location da esplorare e scoprire”, spiega il sito intelligenzaartificiale.it
Di fatto, è proprio questa definizione, unita a una nuova concezione di realtà, che ha fornito l’ispirazione, nel corso degli anni, alle trame di moltissimi film che hanno fatto la storia del cinema: il più emblematico a riguardo è la trilogia di Matrix che ha segnato il punto più alto dei film sulla tematica e che ha avuto un’esplosione negli anni ’90, specialmente a cavallo tra i due millenni grazie anche al contributo di firme d’autore.
E ancora. Lisberg, Salvatores, Spielberg e Cameron sono solo alcuni dei nomi dei registi che nel corso degli anni hanno messo la firma su pellicole come Tron, Avatar e i recentissimi Ready Player One, Free Guy e Jumanji.
Non solo cinema e videogiochi
Grazie al contributo di occhiali e visori e all’alta adattabilità delle nuove tecnologie, il cinema non è più l’unico campo di applicazione della realtà virtuale: il suo utilizzo sta sicuramente aumentando e coinvolgono sempre più sfere della nostra vita.
Tra i settori interessati ce ne sono tra i più disparati e anche diversi tra di loro: basti pensare che alcune agenzie statunitensi hanno reso pubblico un nuovo tipo di programma di addestramento che vedrebbe coinvolti i soldati dell’esercito e l’utilizzo di visori con i quali si offre l’opportunità di modificare le diverse situazioni che potrebbero vivere in servizio.
O ancora, la medicina e i suoi campi di applicazione più concreti non soltanto dal punto di vista formativo ma anche terapeutico e operativo: l’anno scorso, al Royal London Hospital, si è svolta in collegamento con l’India la prima operazione chirurgica della storia in VR trasmessa in tempo reale.
Anche arte, moda ed architettura hanno beneficiato di questa nuova tecnologia, basti pensare al numero crescente di musei che durante la pandemia da Covid19 hanno permesso ai visitatori di sperimentare nuovi metodi immersivi con i quali visitare e conoscere le più importanti opere esposte.
Infine, la nascita e l’espansione della realtà virtuale oltre alle varie implicazioni concrete potrebbe tendenzialmente avere un forte impatto anche sul mondo dell’economia con il diffondersi sempre più preponderante delle criptovalute e delle varie monete digitali. Quello che sappiamo però con certezza è che il mondo preannunciato da Zuckerberg ha tutto il potenziale per portare con sé la costruzione di ambienti virtuali dove ogni azione umana possa essere registrata, predetta e monetizzata. “Maneggiare con cura”, verrebbe da dire.
Editing e fact checking a cura di Claudio Annibali