Il PD alla ricerca del suo ruolo tra scissioni, fratture e correnti
Il contesto storico-politico che l’Italia sta attraversando al giorno d’oggi sembra evidenziare la parabola discendente dei grandi partiti della cosiddetta “Seconda Repubblica”. Nella crisi di inizio anno -quella che ha causato la caduta del Governo Conte II- i partiti hanno evidenziato una chiara incapacità di gestire le problematiche della politica. Tale inettitudine ha indotto il Presidente della Repubblica Mattarella a prendere l’iniziativa e affidare l’incarico di governo all’ex capo della Banca Centrale Europea (BCE): Mario Draghi. Il Governo Draghi, nato in piena crisi pandemica e istituzionale anche per far fronte a queste emergenze, gode di un consenso e un’autorità tali da relegare, o quasi, i partiti a spettatori non paganti delle decisioni istituzionali di carattere anche legislativo. La maggioranza su cui poggia il Governo è così ampia da permettere finora l’approvazione di numerosi decreti legislativi in maniera quasi automatica da parte del Parlamento. Una tale situazione, va detto, è provvisoria e dettata dalla natura del Governo attuale. Bisogna chiedersi come si evolveranno le dinamiche dopo il voto delle elezioni politiche nel 2023: risulta difficile ipotizzare un altro governo di larga maggioranza.
Breve storia recente del Partito democratico
Tra i partiti che hanno “tradito” le aspettative risulta esserci anche (e soprattutto) il Partito Democratico (PD). Precedentemente alleato di governo nel Conte II con Movimento 5 Stelle (M5S), Liberi e Uguali (LeU) e Italia Viva (IV), e oggi all’interno della larga maggioranza dell’attuale esecutivo, costituito dai maggiori partiti italiani eccetto Fratelli d’Italia (FdI), il PD viene considerato come partito di sistema che funge da architrave nella composizione dell’esecutivo. Ne sono dimostrazione l’identità europeista che contraddistingue il PD e le varie esperienze governative nella precedente legislatura in cui il PD, avendo la maggioranza in Parlamento, ha posto come Presidenti del Consiglio tre suoi esponenti: Letta, Renzi e Gentiloni.
Il partito dell’attuale segretario Enrico Letta viene da un lungo percorso evolutivo, nascendo nel 2007 dall’unione di diversi correnti e partiti di sinistra, tra cui vanno citati: La Margherita di Francesco Rutelli, l’Ulivo dell’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi e i Democratici di sinistra. Tali movimenti hanno in comune la propria identità politica collocata a sinistra e le caratteristiche attività istituzionali incentrate su progressismo e attenzione verso le problematiche sociali. Questi fattori sono poi confluiti nel nuovo organismo noto come Partito Democratico, con Walter Veltroni eletto primo segretario alle primarie. Per le sue origini e composizione, il PD viene considerato come l’erede diretto del Partito Comunista Italiano (PCI). Questa breve introduzione sulle origini del PD è necessaria per avere chiaro lo scopo generale, i fondamenti ideologici e i campi d’azione in cui questo partito si muove, nonché gli obiettivi specifici prefissi. Ad oggi, tuttavia, risulta difficile stabilire se il PD stia riuscendo nel suo intento.
Un PD frammentato
La fase che sta attraversando il PD lascia trasparire uno stato di confusione e conflitti interni causati in parte della scissione di Matteo Renzi, con la quale il senatore ed ex segretario ha dato vita al suo personale partito Italia Viva nel 2019, ma, soprattutto, dalle traumatiche dimissioni del segretario Nicola Zingaretti nel 2021 (emblematica la frase da lui pronunciata: «mi vergogno di questo PD», alludendo agli interessi personali e alle dispute delle varie correnti interne). La nomina a nuovo segretario di Enrico Letta da parte dall’assemblea ha in parte attenuato la deriva verso cui il partito si stava abbandonando. Letta è infatti ben visto da molti degli esponenti politici di spicco e ha un’esperienza pregressa tale da rassicurare anche la maggior parte degli elettori: si è presentato da subito con programmi precisi, come il voto ai diciottenni per il Senato e la tassa di successione, ma anche assicurando il pieno sostegno all’esecutivo Draghi.
Quello che, con molta probabilità, sta più di tutto nuocendo al PD sono quindi gli attriti e la mancanza di collaborazione delle varie correnti, le quali non sono astratte o puramente ideologiche, ma ben definite e con leader riconosciuti. Possiamo citare quattro grandi correnti: (1) la Base Riformista, con a capo l’attuale Ministro della Difesa Lorenzo Guerini e l’ex Ministro dello Sport Luca Lotti. I riformisti sono considerati vicini a Renzi (affermazione da sempre respinta) e per questo criticati; sono al momento posti in minoranza, così come (2) “I Giovani Turchi“, guidati dal Deputato Matteo Orfini. Questo gruppo è costituito dai più giovani e considerato più a sinistra di tutti. (3) L’AreaDem rappresenta la corrente di maggioranza all’interno del partito, guidata dall’attuale Ministro della Cultura Dario Franceschini e vicina alla corrente (4) Dems del Ministro del Lavoro Andrea Orlando.
La presenza di tante entità ben distinte tra loro all’interno del PD non ha permesso al partito di muoversi con un’identità precisa e una coordinazione tale da rendersi protagonista nel tessuto sociale italiano (problematica, questa, che affligge storicamente la sinistra italiana). Ancora oggi, il PD fatica a rappresentare il Paese e farsi carico a pieno delle sue esigenze, ossia adempiere allo scopo per cui è stato fondato. Possiamo prendere come esempio i due referendum organizzati negli ultimi giorni e per i quali si stanno raccogliendo firme: quello sull’eutanasia e quello sulla legalizzazione della cannabis. Due temi che, per propria natura progressista e civile, dovrebbe interessare il PD in prima linea. Al momento, però, il partito non risulta aver preso nessuna posizione ufficiale in merito, né aver rilasciato dichiarazioni di supporto a queste iniziative. Non proprio quello che ci si aspetta da chi dovrebbe salvaguardare diritti e lotte sociali.
Secondo gli ultimi sondaggi, il PD viaggia intorno il 20% di gradimento tra gli elettori. Vedremo se nella prossima legislatura questo partito avrà ancora un ruolo importante nell’esecutivo e, soprattutto, nelle dinamiche all’interno del Paese.