Il costo della ripresa e della transizione energetica
L’aumento delle bollette in Italia a partire dal primo ottobre ha causato non poche polemiche tra la popolazione, facendo scaturire un importante dibattito sull’impegno del nostro Paese riguardo una giusta transizione energetica, cioè che non faccia ricadere sui consumatori gli impegni di sviluppo sostenibile e di contrasto alla povertà energetica.
L’incremento delle bollette di luce e gas –rispettivamente del 28,8% e del 14,4%– risulta al momento a carico delle famiglie italiane, anche se un decreto di urgenza del governo (da circa 3 miliardi di euro) ne ha ridotto sensibilmente la spesa. Arera (l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente), infatti, è intervenuta annullando transitoriamente gli “oneri generali di sistema” in bolletta e potenziando il bonus sociale alle famiglie in difficoltà, consentendo di attutire l’impatto su 29 milioni di famiglie e 6 milioni di microimprese. Inoltre, è stata aggiunta una riduzione al 5% dell’Iva per le bollette del gas. Ciononostante, in base alle stime del Codacons, in caso di tariffe costanti dell’energia e in assenza di nuove misure del governo, l’aggravio di spesa per ogni singola famiglia sarà pari a circa +338 euro nel 2022 (+183 euro per la luce e +155 euro per il gas).
Un problema europeo
«L’Italia non è l’unico Paese in cui le bollette stanno aumentando vertiginosamente: l’aumento dei prezzi è infatti un fenomeno che interessa tutta l’Europa ed è ricollegabile principalmente all’aumento del costo del gas. In particolare, la Spagna è stata ultimamente colpita da rincari particolarmente severi e i consumatori spagnoli hanno visto le proprie bollette luce aumentare più del 55% negli ultimi 6 mesi. In Francia nello stesso periodo la bolletta del gas ha subìto un rincaro del 25%».
Antoine Arel, co-fondatore di Selectra Italia
I prezzi europei sono cresciuti di oltre l’80% nel terzo trimestre del 2021 rispetto a quello precedente. Secondo una simulazione di Selectra sulle bollette, basata sulla tariffa stabilita dall’Autorità per Francia, Spagna e Portogallo, la bolletta della luce in Italia – con la nuova Tariffa Regolata – è la più cara rispetto agli altri Paesi analizzati. La bolletta del gas è invece inferiore solo a quella della Francia.
Perché i prezzi aumentano?
Le cause della levitazione dei prezzi sulle bollette sono diverse. La prima è ricondotta alla tendenza internazionale di forte crescita delle quotazioni delle principali materie prime energetiche, come gas e combustibili derivanti dal petrolio, che dallo scorso luglio hanno raggiunto livelli record. Questo perché attualmente la domanda di materie prime ha superato l’offerta, vista la ripresa delle attività produttive dopo un periodo di sensibile rallentamento causato dalla pandemia da Covid-19. Inoltre, vanno considerate le ridotte forniture dalla Russia, da cui l’Europa è ancora fortemente dipendente, che in questo periodo ha ridotto i flussi europei a vantaggio dei Paesi asiatici, oltre a rallentare i lavori del gasdotto North Stream 2.
Un ulteriore fattore è il sensibile aumento dei prezzi dei permessi per emettere anidride carbonica, attraverso l’Emission trading system europeo. Il sistema esiste da oltre 15 anni e ha l’obiettivo di ridurre la produzione di gas inquinanti, tra le principali cause del riscaldamento globale. I permessi sono rilasciati dalle autorità europee in numero limitato e prevedono lo scambio di quote di emissione tra le aziende virtuose, che producono meno CO2 rispetto ai limiti stabiliti, e quelle che invece inquinano di più e sono costrette, dunque, a comprare un numero variabile di tali quote dalle imprese più efficienti (metodo “cap and trade”). Periodicamente, la quantità di permessi viene ridotta, proprio per incentivare il passaggio a produzioni più sostenibili, e di conseguenza il loro prezzo aumenta. Gli aumenti sono ai massimi storici e provocano ripercussioni sulle società produttrici di energia da combustibili fossili, che a loro volta scaricano poi parte dei loro costi sulle tariffe dei consumatori.
L’ultima motivazione riguarda invece i ritardi dell’Italia nella transizione energetica, nonostante nell’ultimo anno abbia dimostrato più consapevolezza nel contrasto al cambiamento climatico rispetto al passato, grazie agli impegni contenuti nel PNRR (Piano di Ripresa e Resilienza) e alla costituzione del Ministero della Transizione Ecologica, nonché alla partecipazione sempre più diffusa dei giovani negli scioperi per il clima organizzati dagli attivisti di Fridays for Future. A questo riguardo, durante la Conferenza Youth4Climate e la Pre-Cop26 dei giorni scorsi a Milano, si è discusso molto su quanto sia fondamentale e doveroso implementare a tutti i costi l’Accordo di Parigi e così dare seguito alle promesse finora fatte dai leader politici di tutto il mondo. Greta Thunberg, durante il suo intervento al Youth4Climate, ha ribadito che per raggiungere una giustizia climatica non servono parole vuote (letteralmente “bla bla bla”) ma una drastica riduzione delle emissioni con la conseguente realizzazione di un’economia dipendente solo dalle energie rinnovabili.
Il tema dell’indipendenza energetica in Italia, fondata sulle fonti rinnovabili, si lega pertanto non solo ad esigenze di sostenibilità ambientale ma anche ai costi dell’energia che la transizione a livello internazionale sta inevitabilmente alimentando, creando disparità non solo tra Paesi più o meno dipendenti energeticamente ma anche disparità sociali all’interno degli stessi Stati, dato che i costi vengono in parte pagati dai consumatori. Dobbiamo invece batterci per una rapida e soprattutto giusta transizione, con investimenti adeguati alla portata della crisi climatica in corso.
Editing e fact checking a cura Claudio Annibali