I giovani nella trappola dei social: le elezioni nelle Filippine
Lunedì 9 maggio si sono tenute nelle Filippine le elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria di Ferdinand Marcos Jr., il figlio dell’ex dittatore cacciato dal Paese nel 1986. I primi risultati mostrano infatti che, con il 98% dei voti scrutinati, Marcos Jr. ha ottenuto quasi 31 milioni di voti, vincendo con il 58% delle preferenze: si tratta del più grande margine di vittoria in una corsa presidenziale nelle Filippine da quando Corazon Aquino è stato eletto sulla scia della fine della dittatura come nuovo simbolo della democrazia.
Ferdinand Marcos Jr. – conosciuto con il soprannome “Bongbong” – ha 64 anni e nella campagna elettorale si era presentato come un leader unificatore in un momento di profonda crisi economica, in grado di far risorgere di nuovo il Paese. Le sue proposte erano state però piuttosto vaghe e scarse nei dettagli politici, venendo criticato per aver evitato i dibattiti televisivi e per non aver rilasciato interviste ai media prima delle elezioni. Nello stesso giorno si è votato anche per la vicepresidenza e, come previsto dai sondaggi, ha vinto Sara Duterte, figlia del presidente autoritario uscente Rodrigo Duterte. Secondo molti analisti, la scelta di Duterte come sua compagna di corsa ha rappresentato un grande vantaggio per Marcos, che ha sfruttato il vasto sostegno e la popolarità di suo padre per farsi strada tra gli elettori.
La principale oppositrice, l’attuale vicepresidente Leni Robredo, ha ottenuto invece quasi 15 milioni di voti, raggiungendo il 28% delle preferenze. Robredo è un’avvocata per i diritti umani e a queste elezioni si era presentata come erede della parte di storia democratica del Paese, quella delle proteste contro Marcos e dei movimenti che portarono alla sua destituzione e al ristabilimento della democrazia. Per Robredo queste elezioni hanno rappresentato comunque un risultato importante. Nelle ultime settimane, infatti, nonostante sia stata obiettivo di una dura campagna di disinformazione sui social media, schiere di giovani elettori hanno espresso sostegno verso quella che viene definita “rivoluzione rosa“ (colore scelto da Robredo come simbolo di una nuova rivoluzione contro la deriva autoritaria del Paese, così come il colore giallo fu scelto per la rivoluzione che portò alla fine della dittatura nel 1986).
Propaganda in rete e problemi alle elezioni nelle Filippine
Nonostante l’indeterminatezza delle proposte politiche, al centro della campagna elettorale di Marcos è rimasta una chiara nostalgia nei confronti del regime del padre, favorita da una campagna di disinformazione iniziata già alcuni anni fa. Oggi, i sostenitori di Marcos sostengono infatti che il regime portò stabilità al Paese, dimenticando che Marcos e la sua famiglia provocarono la più grave crisi della storia recente delle Filippine, che ha effetti ancora oggi. Il regime, inoltre, imponendo la legge marziale nel Paese, incarcerò e torturò decine di migliaia di persone e uccise oltre duemila dissidenti e membri dell’opposizione.
Il risultato delle elezioni nelle Filippine dimostra quindi l’impatto che ha avuto la sofisticata operazione di propaganda intrapresa sui social media da Marcos. Negli ultimi anni, infatti, la propaganda e la disinformazione online hanno cercato di nascondere il passato e l’immagine della famiglia Marcos attraverso contenuti che cercano di alterare la percezione pubblica, minimizzando o negando apertamente la corruzione e le violazioni dei diritti umani durante gli anni della dittatura.
Per capire l’impatto che questa campagna di disinformazione ha avuto nel Paese, bisogna ricordare che le Filippine sono considerate uno dei Paesi più “social” in Asia, con ben 80 milioni di utenti online. Secondo Rappler, un sito web filippino di notizie noto per le sue indagini sulla corruzione e sull’uso di bot e troll a favore del governo, si è fatto uso di una vera e propria rete che ha coinvolto non solo fan page e gruppi, ma anche pagine di meme e contenuti virali che, attaccando i media tradizionali, hanno fatto circolare l’idea che vi siano dei “fatti nascosti” nella storia delle Filippine. Alla campagna hanno preso parte anche account di importanti influencer, contribuendo ulteriormente a produrre e diffondere contenuti che non hanno fatto altro che amplificare il messaggio di Marcos. In seguito, però, molte delle loro affermazioni sono state smentite e numerosi profili sono risultati falsi portando Twitter e altri social media a dover sospendere oltre 300 account che pubblicavano contenuti pro-Marcos ritenuti sospetti e non autentici.
Al termine delle elezioni, centinaia di manifestanti si sono poi radunati davanti alla Commissione elettorale (COMELEC) in segno di protesta contro Marcos e quelle che ritengono essere delle irregolarità elettorali. Nonostante il COMELEC abbia respinto tutte le accuse, il Legal Network for Truthful Elections, una rete nazionale apartitica formata da avvocati che si occupano di monitorare le elezioni e garantire la partecipazione, ha affermato di aver osservato irregolarità elettorali, oltre a lunghe attese fuori dai seggi e malfunzionamenti nel sistema di voto elettronico. Alcuni membri dell’organizzazione hanno addirittura visto alcune persone travestirsi da funzionari elettorali per assistere gli elettori nel momento del voto, mentre rimangono diversi dubbi anche sulla sorprendente rapidità di trasmissione dei risultati nonostante il malfunzionamento di oltre 1800 dispositivi elettronici di voto.
Il voto dei giovani
La Philippine Statistics Authority (PSA) ha mostrato che su 65 milioni di elettori registrati, il 56% della popolazione votante ha un’età compresa tra i 18 e 40 anni: ciò significa che a queste elezioni hanno votato soprattutto i giovani, che hanno quindi avuto un peso determinante. E proprio il voto giovanile è stato al centro della competizione tra Marcos e Robredo.
Per raggiungere le fasce più giovani della popolazione, infatti, Marcos ha basato la sua campagna elettorale quasi interamente sui social media. Il suo canale YouTube – con oltre 200 vlog in cui viene ripreso mentre gioca con la sua famiglia – ha più di 2 milioni di iscritti mentre su TikTok ne conta circa un milione. Dipingendosi come un leader simpatico e vicino al popolo, Marcos è riuscito a promuovere un’immagine “ripulita” della sua famiglia, definendo gli anni della dittatura come un’età dell’oro delle Filippine. Lo ha fatto soprattutto tra i giovani, molti dei quali, non avendo vissuto direttamente gli anni della dittatura, oggi non credono alle accuse di corruzione e alle atrocità commesse dal regime sulla popolazione.
Nonostante Marcos neghi di aver utilizzato tattiche di disinformazione tra i giovani, Tsek.ph, un progetto collaborativo di fact-checking per le elezioni delle Filippine, ha affermato che Marcos ha beneficiato maggiormente della disinformazione mentre Robredo ne è stata la principale vittima. Un sondaggio di febbraio condotto da Pulse Asia aveva infatti mostrato che il 71% dei filippini di età compresa tra i 18 e i 24 anni avrebbe votato Marcos come nuovo presidente, mentre Robredo aveva ottenuto il sostegno solo del 14% degli elettori della Generazione Z.
Ciononostante, una delle più grandi sorprese di queste elezioni è stata l’ondata di sostegno dimostrata a Robredo. Nei mesi precedenti alle elezioni, infatti, centinaia di migliaia di giovani hanno condotto una campagna porta a porta a sostegno di Robredo per combattere la disinformazione, nonostante molti di loro siano troppo giovani per votare o abbiano votato per la prima volta. Ma non solo. Anche molte università hanno dato il loro contributo nella lotta alla disinformazione, istituendo programmi di istruzione per aiutare gli studenti a identificare e combattere le fake news affinché potessero valutare in modo consapevole i vari candidati.
I giovani si sono quindi presentati a queste elezioni divisi e alla fine la maggior parte di loro ha deciso di votare Marcos e riscrivere la storia del Paese. Per capirne le cause, bisogna ricordare il grande divario sociale ed economico presente nel Paese, aggravatosi ulteriormente in seguito alla pandemia. Nelle Filippine, infatti, esistono tre grandi fasce di reddito: la maggioranza dei filippini (58,4%) appartiene alla classe a basso reddito, mentre la classe media comprende circa il 40% della popolazione. Solo l’1,4% dei cittadini rientra nella classe ad alto reddito.
Questo dato incide inevitabilmente sulle possibilità di accesso all’istruzione. Infatti, su 32,7 milioni di filippini di età compresa tra i 18 e i 30 anni, solo 2 milioni di loro si sono iscritti all’università nel 2020, mentre nella scuola secondaria la diminuzione del numero di insegnanti è uno dei problemi principali del Paese.
Poiché i giovani filippini che hanno votato alle elezioni di quest’anno non hanno vissuto direttamente gli anni della legge marziale, solo un adeguato livello di istruzione avrebbe permesso loro di sapersi informare e riconoscere le fake news. Ma lo stato attuale del Paese ha fatto che i giovani fossero coloro maggiormente esposti alla disinformazione. L’incapacità del sistema educativo filippino ha quindi creato tra le generazioni più giovani un divario nell’istruzione, che Marcos Jr ha saputo abilmente sfruttare per la sua elezione. Per questo motivo, dopo la vittoria di Marcos, coloro che per mesi avevano sostenuto e creduto in Leni Robredo e nei valori democratici del Paese, si sono trovati disillusi e disorientati. Molti giovani ritengono infatti che sia ormai troppo tardi per sperare in un cambiamento. Queste elezioni erano un momento decisivo per il Paese, poiché ora l’elezione di Marcos come nuovo presidente delle Filippine non potrà fare altro che accelerare la deriva autoritaria intrapresa negli ultimi anni con Duterte.
Foto di copertina di Eloisa Lopez per Reuters