I giovani in America Latina: cos’è”l’aristocrazia del benessere”?
Il concetto di welfare state è tanto ampio quanto complesso, ed è composto da molteplici elementi che si intersecano tra loro. Il sistema sanitario è a dir poco fondamentale in tal senso, dal momento che è riuscito a adattarsi ai vari contesti sociopolitici del mondo. In America Latina ha però assunto connotazioni del tutto particolari, avendo favorito profonde disuguaglianze tra le fasce più giovani e quelle più benestanti e anziane. Ciò che si è venuto a creare è una vera e propria “aristocrazia del benessere,” costruita a immagine e somiglianza delle esigenze di una parte della popolazione a scapito di un’altra.
Alle origini del welfare state Latino-americano
Va detto sin da subito che l’America Latina è la regione più diseguale del mondo e in cui il welfare state ha nei fatti contribuito fortemente alla formazione di un tale assetto sociale. I programmi adottati dai governi dei vari Paesi si sono rivelati spesso farraginosi, inadeguati e tutt’altro che inclusivi, andando a minare fortemente i rapporti tra le élite politiche e le fasce più fragili e marginalizzate, creando nei fatti una crepa sociale apparentemente incolmabile. Nel caso della sanità la maggior criticità va ricercata nel fatto che le forze politiche finanziano primariamente gli ospedali privati in grado di offrire cure migliori, a scapito delle strutture pubbliche indirizzate al resto della popolazione.
Ciò ha chiaramente gravi conseguenze sulla qualità media della vita, che risulta tra le più basse al mondo. Inoltre, sebbene il tasso di urbanizzazione stia aumentando a dismisura, è indubbio che siano ancora in molti ad essere esclusi dalla sanità e, in generale, dai servizi di assistenza sociale: spesso i collegamenti sono inadeguati, al cospetto di vere e proprie megalopoli in cui la mobilità è ancora scarsamente finanziata. In un simile contesto è evidente che siano le sacche più povere della popolazione a non poter accedere a cure mediche di buon livello, spesso raggiungibili solo nelle grandi città e quasi mai su tutto il territorio nazionale. In questo contesto, le percentuali di giovani che vivono al di sotto della povertà non sono affatto trascurabili.
Una gioventù schiacciata
Alla luce di quanto detto sinora, dunque, la condizione delle generazioni più giovani è ancor più drammatica, in quanto esse sono totalmente travolte da un sistema che non fa che opprimerle e colpevolizzarle, dando vita ad un circolo vizioso difficile da spezzare. In media, la spesa pubblica privilegia le pensioni, mentre dà scarso peso alle politiche occupazionali: la partecipazione de* più giovani nel mercato del lavoro è spesso caratterizzata da instabilità e precarietà, con stipendi perlopiù insufficienti per condurre una vita quantomeno dignitosa. Nonostante i tassi di abbandono scolastico si siano drasticamente ridotti, la disoccupazione giovanile rimane ben più alta rispetto a quella delle fasce più anziane, che godono nel complesso di un maggior benessere sociale ed economico. La situazione è ancor più drammatica se si considera che le donne – in media più istruite degli uomini – affrontano ancor più difficoltà ad accedere al mercato del lavoro e fare carriera, nella maggior parte dei casi per retaggi culturali e patriarcali. In termini di sanità, pertanto, non deve stupirci che siano proprio i giovani quelli ad essere più esposti alle malattie e ai rischi esterni. I canali di assistenza sono non di rado informali e spesso fuori dalla legalità; la famiglia riveste ancora un ruolo essenziale nella protezione degli individui dall’esterno, impedendo una totale indipendenza dal nucleo d’origine.
Tali problematiche espongono i giovani a ulteriori condizioni di vulnerabilità, dal momento che non mancano episodi di discriminazione su più fronti, che vanno da episodi di abilismo ad altri in cui si ricorre all’obiezione di coscienza per impedire alle donne di esercitare i propri diritti riproduttivi.
Non stupisce, pertanto, che lo scontro tra le generazioni più anziane e quelle più giovani sia così polarizzato in America Latina: da un lato, l’obiettivo di preservare i propri privilegi, dall’altro lo smantellamento di un sistema iniquo e discriminatorio. La politica regionale pone ancora grande enfasi sul clientelismo, e risulta evidente che le maggior criticità in termini di welfare state siano tre: allocazione delle risorse, distribuzione dei diritti e la capacità dei diversi gruppi sociali di mobilitarsi per la loro salvaguardia. È alla luce di quanto detto sinora che si può ribadire il concetto di un’aristocrazia del benessere, poiché sono le classi più benestanti e anziane ad essere più avvantaggiate in ciascuno dei tre punti in questione.
Fino a quando le politiche dei diversi stati latinoamericani non inizieranno a promuovano la piena e totale indipendenza sul piano sociale, economico e psicologico di una componente fondamentale della società, i giovani, l’economia continuerà a ristagnare e il malcontento generale non farà che inasprirsi. Nel 2017 si era evidenziato come la situazione demografica e migratoria causerà sempre più problemi nei decenni a venire in particolare in termini di spesa pubblica, con il concreto rischio che una situazione già di per sé parecchio complicata possa aggravarsi ulteriormente.
Non c’è futuro senza le nuove generazioni.