I giovani e i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)
Il 15 di marzo è la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata ai Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Durante tutta questa settimana di marzo, gli specialisti ricordano con maggiore intensità l’importanza di sensibilizzare sui DCA, una serie di patologie dalle cause psicologiche ed emozionali profonde, ma di cui spesso si trascura la complessità.
Secondo il Ministero della Salute, si stima che in Italia soffrano di DCA oltre tre milioni di persone, di cui il 70% adolescenti e più del 90% donne. I dati dell’Ospedale Niguarda di Milano rivelano che 1 adolescente su 10 soffre di DCA.
Domande e risposte
Abbiamo avuto l’occasione di parlare di questo tema con la dietista Ilaria Spada (@ilariaspadadiet), specializzata in DCA. Qui di seguito riportiamo alcune delle domande poste dalla community di Cassandra insieme alle risposte della professionista.
Come comportarsi con un* amic* che ha un rapporto difficile con il cibo?
Come prima cosa consiglierei di far capire alla persona che le siamo vicini e che comprendiamo il suo dolore, senza sottovalutarlo o banalizzarlo mai. In secondo luogo, può essere utile far capire alla persona che siamo preoccupati e, se ancora non lo ha fatto, indirizzarla verso percorsi di cura specializzati che possano aiutarla sia dal punto di vista nutrizionale, sia dal punto di vista psicologico-emotivo a superare le difficoltà.
Può essere inoltre importante evitare categoricamente qualsiasi commento su corpo e cibo, spesso frasi che per chi non soffre possono essere banali non vengono vissute allo stesso modo da chi soffre.
Un’altra cosa che è bene ribadire è che per ricucire un rapporto difficile con il cibo serve tempo, tanto, e spesso il percorso non è lineare. Cercate di fornire sempre un supporto, il fatto che possano contare su di voi è già tanto! Non forzate però la mano, chiedete ma non insistete.
Perché esistono ancora tanti pregiudizi nella narrazione sui DCA? (Per esempio, perché vengono descritti come capricci e non trattati come un problema medico o psicologico)
Questa è una domanda che sarebbe bene allargare a tutte le patologie psichiatriche. Una sorta di terribile “Se non vedo non credo” che porta a sottovalutare la sofferenza invisibile di chi ha un disagio psicologico. I disturbi alimentari vengono ancora oggi risolti dai più con un “Mangia un po’ di più”, “Mangia un po’ di meno”, forse perché è più difficile per la società pensare che quel peso sia solo la punta dell’iceberg di un disagio più profondo. La questione viene ulteriormente amplificata quando chi soffre di DCA ha un peso conforme, né troppo basso né troppo alto, tanto che ho conosciuto nella clinica pazienti che sottovalutavano esse stesse il loro problema. È difficile dare una risposta certa al perché, quel che è certo è che finché la società continuerà a dare più importanza all’apparenza esteriore e non alla sfera del benessere interiore probabilmente le patologie psichiatriche continueranno ad essere trattate come capricci.
Quanto possono realmente aiutare i profili body positive nel rapporto con il proprio corpo?
Penso che possano essere veramente molto utili, ma attenzione ai fake! Uno degli scopi principali della Body Positive è smantellare l’idea di bellezza come valore indispensabile per vivere in pace partendo dal presupposto che non esistono corpi sbagliati, a qualsiasi taglia, con qualsiasi disabilità, con qualsiasi imperfezione. Ci sono profili che presentano invece questo movimento come la necessità di sentirsi/vedersi bene ad ogni costo: anche questa è una richiesta eccessiva poiché viviamo in una società che ci fa sentire a disagio perché sul nostro disagio lucra! Siamo umani e come tali non dobbiamo amarci o accettarci per forza, ci saranno sempre giorni in cui ci sentiamo meglio ed altri in cui ci sentiamo peggio, giorni in cui lo specchio ci presenterà un’immagine di noi che non ci piace del tutto, giorni di pioggia in cui i nostri capelli sembreranno quelli di uno spaventapasseri o giorni in cui lo stesso vestito che ci siamo messi il giorno prima il giorno dopo ci sembra calzare male. Il concetto che ci viene proposto dalla Body Positive è semplice: provare ad essere gentili con noi stessi anche nei giorni più difficili. Diffidate da chi lo propone in maniera diversa!
Come potrebbe essere migliorato il discorso/la narrazione riguardo ai DCA sui social media? (Consiglieresti dei profili che ti hanno ispirata o che reputi validi per destigmatizzare i DCA?)
Sicuramente fare pulizia tra i profili che seguiamo può essere un inizio. Eliminare tutti quei profili che presentato corpi “finti” (ritoccati) o con evidenti privilegi (per esempio, influencer o vip che hanno soldi e tempo per prendersi cura del proprio corpo con attività fisica e massaggi) è il primo passo per alleggerirsi dal carico emotivo del “non sarò mai come loro”.
Trovo molto utili profili di professionisti specializzati o di persone che ce l’hanno fatta, tipo: @oltreladieta, @nutrimente.ass, @francescamittoni_.
Perché è così forte l’idea che non se ne esca mai del tutto? Ed è vero?
No che non è vero! Per uscirne, lo ribadisco, è sempre importante affidarsi a persone specializzate nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare.
Mi spiace che definiate “così forte” questa idea. La risposta che mi viene da dare è che probabilmente l’aspettativa che si risolva tutto il prima possibile porta a credere che il lavoro non stia funzionando e il rischio è che il percorso di cura venga abbandonato troppo presto. I DCA sono patologie complesse e comprendono molte sfere della persona, per trovare l’equilibrio c’è bisogno di tanto lavoro e tanta pazienza.
Che ruolo ha l’educazione emozionale nei DCA?
Dal prossimo settembre in Italia verrà inserita nelle scuole secondarie di primo e secondo grado questa nuova materia ed è una vera e propria rivoluzione: aldilà delle competenze tecniche verranno sviluppate le cosiddette “life skills”! Penso che questa novità possa avere un ruolo molto importante nella prevenzione dei DCA poiché numerosi studi hanno dimostrato come abbuffate e restrizioni possano essere strategie per evitare o sopprimere emozioni negative. Al contrario l’educazione emozionale può insegnare ai ragazzi ad accettare le proprie emozioni, anche se negative, a non scappare da esse, a identificarle e ad affrontarle nella maniera più funzionale possibile.
Che ruolo ha l’educazione alimentare nei DCA?
L’educazione alimentare ha invece un ruolo fondamentale nella recovery dei pazienti DCA. È importantissimo fare piazza pulita di tutte quelle credenze che la società ci inculca legate a diete troppo restrittive che promettono risultati immediati e duraturi, che ci obbligano a eliminare carboidrati e dolci dalla nostra alimentazione e che presentano la magrezza come unico obiettivo. Da lì parte una cosiddetta riabilitazione nutrizionale, che ha come obiettivo l’equilibrio tra l’acquisizione di buone abitudini alimentari, il raggiungimento di un peso in salute, e l’aspetto emotivo a cui il cibo è legato (es occasioni sociali, voglie, …).
Pensi che la scuola debba tenere dei corsi o delle giornate sul tema DCA?
Ci sono studi che sconsigliano questo tipo di incontri sui DCA in età adolescenziale poiché sono stati correlati ad un aumento della probabilità dello sviluppo delle patologie. Il tema dei DCA è sensibile e altamente complesso. Gli specialisti sono disposti ad accompagnarti in questo percorso, senza giudicare. Se senti di avere bisogno di una mano o conosci qualcuno che si trova in una situazione di vulnerabilità, affidati a loro.
A cura di Alice Spada, Ilaria Sacco e Aurora Sias