Germania: storica sentenza a difesa dell’ambiente
Il tema dello sviluppo sostenibile ha assunto, soprattutto negli ultimi anni, un ruolo sempre più importante nelle decisioni politiche dei governi, chiamati a rispondere a una sfida epocale per la salvaguardia della nostra specie e degli ecosistemi che popolano la Terra. Alcune delle iniziative intraprese sin qui includono, oltre al celebre Accordo di Parigi del 2015, l’istituzione (per ora solo in alcuni Paesi, tra cui l’Italia) di Ministeri preposti alla cosiddetta transizione ecologica. Inoltre, il Parlamento europeo ha recentemente approvato un ambizioso piano che impegna gli Stati membri dell’Unione a tagliare le emissioni di gas serra almeno del 55% entro il 2030. Analogamente, anche il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha promesso che il suo Paese si impegnerà per una riduzione consistente delle emissioni dei gas serra entro il 2050. È in tale mutevole contesto che, in Germania, la Corte costituzionale federale ha pronunciato una sentenza storica, che incarna il concetto di sostenibilità ed evidenzia l’evoluzione della giurisprudenza in tal senso.
La sentenza della Corte
Primariamente, va considerato che la tempistica è tutt’altro che casuale, giacché la sentenza arriva proprio a distanza di poche settimane dal voto del PE, a dimostrazione dell’indubbio cambio di paradigma dell’azione politica in relazione alla crisi climatica. Tuttavia, l’impulso in tal senso è stato dato in primo luogo dagli attivisti tedeschi appartenenti, in particolare, al movimento Fridays for Future e all’ONG Greenpeace, che si sono mobilitati affinché lo Stato aggiornasse i suoi obiettivi climatici per difendere le generazioni future.
Nel dettaglio, il 29 aprile la Corte costituzionale tedesca ha giudicato insufficiente la legge approvata nel 2019 sul cambiamento climatico, in quanto priva di informazioni dettagliate circa le azioni concrete che il Paese si dovrebbe impegnare a intraprendere per ridurre le emissioni entro il 2030. La Corte, inoltre, sottolinea che la Germania, così facendo, rischia di non rispettare l’Accordo sul clima di Parigi, che impone di mantenere la temperatura globale al di sotto di 1,5° (attualmente siamo poco sopra un grado).
L’aspetto ancor più rivoluzionario di tale sentenza è dato dal ruolo attribuito alle fasce più giovani, che oggi si battono per uno sviluppo più sostenibile e che, nei prossimi decenni, saranno i più esposti agli effetti del cambiamento climatico. La legge, infatti, oltre ad essere insufficiente è stata giudicata incostituzionale, in quanto violerebbe il fondamentale diritto alla libertà dei cittadini. Per tale ragione, occorre accelerare i tempi affinché i trattati internazionali vengano rispettati nel rispetto delle generazioni future. In particolare, la Corte ha affermato:
«Questi futuri obblighi di riduzione delle emissioni avranno un impatto, in sostanza, su ogni forma di libertà, in quanto ogni ambito dell’esistenza umana comporta ancora l’emissione di gas serra. Tale diritto è dunque potenzialmente minacciato dalle pesanti restrizioni che si concretizzeranno a partire dal 2030. Per tale ragione, il legislatore avrebbe dovuto adottare adeguate misure precauzionali al fine di non gravare sui cittadini e di salvaguardare il loro fondamentale diritto alla libertà».
Corte costituzione federale tedesca
La notizia è stata accolta in generale molto positivamente: molti commentatori considerano la sentenza un’importantissima vittoria per il movimento ambientalista, mentre secondo la ministra per l’ambiente tedesca Svenja Schulze si tratta di un passo cruciale nella difesa dell’ambiente.
Cosa succederà adesso?
Il governo tedesco ha prontamente preso importanti provvedimenti, annunciando ambiziosi piani per ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra, puntando a una riduzione del 65% entro il 2030 e dell’88% entro il 2040. L’obiettivo finale sarebbe di rendere la Germania carbon neutral entro il 2045, e non più il 2050 come precedentemente previsto. Tale cambio di passo assume una rilevanza storica, un precedente che gli altri Paesi non possono ignorare, specialmente alla luce del ritmo incessante con cui i partiti verdi crescono in Europa. Peraltro, stando ad alcuni sondaggi condotti in Germania, non è da escludere che alle prossime elezioni proprio il partito dei verdi possa formare un nuovo governo, dal momento che si configura come il secondo partito più popolare dopo quello della cancelliera Angela Merkel, la quale ha già dichiarato che non si ricandiderà.