Federazione Lega-Forza Italia: sarà la fine della coalizione?
La settimana scorsa ha visto tra gli argomenti politici più dibattuti la proposta di attuare un’unione tra i partiti di Lega e Forza Italia, sotto un’unica grande federazione, la quale dovrebbe continuare ad operare con il nome del partito leghista.
La proposta è stata avanzata da Matteo Salvini, Senatore e segretario della Lega, e consegnata al vaglio dell’alleato Silvio Berlusconi, presidente di FI; quest’ultimo avrebbe mostrato gradimento verso l’iniziativa (soprattutto in ragione del costante calo di consensi che il partito sta accusando ormai da tempo).
La paura del sorpasso
Al momento il progetto è fermo alla fase teorica: non sono chiare né eventuali tempistiche né come verrebbero organizzati i gruppi parlamentari dei due partiti. L’elemento che trova maggiore risalto in questo progetto, però, è l’esclusione del partito di Giorgia Meloni, Deputata e presidente di Fratelli d’Italia. La causa potrebbe trovare riscontro tra gli stessi motivi che ha spinto Salvini verso questa unione: il partito di Meloni ha ormai un bacino di consensi ampio e paragonabile alla Lega e secondo gli ultimi sondaggi il sorpasso sarebbe vicino; se fino a pochi mesi fa, infatti, il leader leghista era visto- e si sentiva- come il polo su cui convergeva tutto il centrodestra, ad oggi la situazione è cambiata in maniera evidente e alle prossime elezioni nazionali, con l’attuale gradimento per Meloni (se rimanesse tale), non è da escludere un suo arrivo a Palazzo Chigi.
Da qui l’idea della federazione: unendo i due partiti si assisterebbe anche ad una convergenza del loro reciproco peso elettorale, il quale assicurerebbe un buon vantaggio sugli alleati di FdI, al netto di eventuali reazione avverse degli elettori di FI, che potrebbero non gradire un cambiamento identitario del proprio contesto politico, considerato più moderato.
Proprio in questo contesto Salvini avrebbe incentrato la sua innovativa strategia: costatate le difficoltà nell’assicurarsi maggiori voti nell’elettorato più a destra del Paese (che confluiscono sempre più verso Meloni), avrebbe deciso di rivolgere i propri sforzi verso il centro dell’elettorato, ovvero la parte moderata da anni terreno di conquiste di Berlusconi.
Forza Italia si spacca sulla federazione
Mentre le reazioni degli elettori di FI sono ancora tutte da decifrare, gli esponenti del partito hanno già espresso la propria posizione in merito: il benestare di Berlusconi verso l’idea di federazione non ha trovato risvolto su un’ampia parte dei suoi parlamentari da Gelmini, Deputata e Ministro per gli affari regionali e autonomie, e Carfagna, Deputata e Ministro per il Sud e la coesione territoriale, è arrivato un “no” secco al progetto. A causa della netta differenza di peso politico- a favore della Lega- quella che viene proposta come una federazione potrebbe finire invece come un’annessione ai danni di FI, il quale perderebbe ogni identità e qualsiasi svolta futura. Le due ministre guidano una folta rappresentanza, la quale ha formato un fronte comune di protesta.
Ad alimentare i dubbi per questa possibile unione è presente anche un precedente simile: nel 2009 il partito Alleanza Nazionale, guidato dall’allora presidente della Camera Gianfranco Fini, venne persuaso a confluire in FI, dando vita ad un nuovo partito, il Popolo delle Libertà. Il progetto non ebbe vita lunga e Fini fu ben presto estromesso dalla leadership del partito, salvo poi “vendicarsi” facendo cadere l’allora Governo Berlusconi.
Tra i favorevoli alla federazione spicca Tajani, Eurodeputato per il Partito Popolare Europeo e coordinatore nazionale di FI; la sua posizione è favorita anche dagli stretti rapporti con Salvini: negli ultimi anni hanno collaborato per promuovere i propri programmi elettorali in giro per l’Italia.
Insomma, FI da giorni ormai ha al suo interno due fronti ben distinti, in contrapposizione tra loro: una tale situazione ha costretto Berlusconi a rimandare qualsiasi decisione in merito, temendo una ribellione interna che danneggerebbe in modo traumatico il suo partito. Nonostante i dubbi crescenti, la sua posizione sembrerebbe però essere ancora chiara: piuttosto che avviarsi verso la progressiva scomparsa politica, Berlusconi opterebbe per entrare nella galassia leghista e aumentare anche le possibilità di una futura candidatura come prossimo Presidente della Repubblica (si potrebbe definire come un “compromesso” in cui entrambi i leader ci guadagnerebbero).
Un altro aspetto che vari analisti hanno cercato di chiarire è il futuro all’Europarlamento dei due partiti: FI appartenente oggi al fronte europeista, conservatore e liberale del Partito Popolare Europeo, mentre la Lega milita nel gruppo sovranista ed euroscettico di Identità e Democrazia. Una possibile unione porterebbe inevitabili cambiamenti anche sul quel fronte, ma difficilmente FI deciderà di uscire da quello che è il gruppo europeo di maggior influenza all’interno del Parlamento dell’UE.
La vicenda sembrerebbe ancora lontana dalla sua definizione.