Euroregioni: esempi di cooperazione oltre i confini nazionali
Nell’era della multilevel governance lo Stato si trova sempre più stretto tra due fuochi, da un lato la presenza ingombrante dell’Unione europea, delle sue imposizioni e condizioni, dall’altra le rivendicazioni autonomistiche degli Enti subnazionali: le Regioni. Nell’Europa della libera circolazione delle merci, dei capitali e degli individui anche il concetto di “frontiera” parrebbe sfumare lentamente per lasciare spazio a quell’ideale di comunità, o meglio di unione, inseguito da più di settant’anni dai più conviti europeisti. Ma il consequenziale ridimensionamento dei poteri dello Stato, porta inevitabilmente con sé quel senso di smarrimento identitario intorno al quale i partiti populisti hanno costruito negli ultimi tempi la propria fortuna elettorale. Un’ombra, quella nazionalista, che mina quotidianamente il già fragile progetto di integrazione europea.
L’Europa è un continente dai confini precari, per secoli prima Imperi e poi Stati-Nazione si sono contesi territori di frontiera e con essi intere generazioni di individui costretti spesso a negare la propria identità nazionale e a piegarsi a spietate dinamiche geopolitiche. Dalle storiche battaglie franco-tedesche per il controllo delle regioni dell’Alsazia e della Lorena alla diaspora degli Istriani dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la storia europea ha sempre offerto esempi di dispute territoriali trasformatesi in sofferenze mai del tutto affievolitesi di decine di migliaia di uomini e donne. Eppure, la stessa Europa “delle divisioni” è stata capace di costruire nel tempo rapporti in grado di riflettere un reale spirito di collaborazione e di unione oltre le frontiere politiche; spazi transnazionali di cooperazione capaci di incarnare i più profondi ideali di europeismo: le Euroregioni.
Le Euroregioni e la politica regionale europea
Come facilmente intuibile dal nome, le Euroregioni o GETC (Gruppi europei di cooperazione transfrontaliera) si configurano come aree territoriali a cavallo tra due o più Stati confinanti. Trattasi di strutture di cooperazione transfrontaliera con personalità giuridica istituzionalizzate ufficialmente dal Parlamento europeo nel 2006 (Regolamento UE n. 1082/2006, successivamente modificato dal Regolamento UE n. 1302/2013), forme di collaborazione atte a promuovere gli interessi di tessuti economici e sociali locali in stretta interdipendenza tra loro. Nonostante il tardo riconoscimento giuridico, modelli di questo tipo erano, in verità, realtà consolidate già da alcuni decenni, specialmente nel centro Europa. La prima regione transfrontaliera nasce infatti nel 1958 al confine tra Germania ovest e Paesi Bassi: Euregio, uno spazio di cooperazione che coinvolge da più di mezzo secolo due Länder tedeschi (Bassa Sassonia e Renania settentrionale Westfalia e tre province olandesi (Gelderland, Overijssel e Drenthe).
Ad oggi il Comitato delle Regioni conta nel suo Registro in tutto 79 GETC, molti dei quali sorti tra gli anni ’90 e i primi anni 2000 dietro la spinta del neonato strumento di politica regionale INTERREG. La collaborazione realizzata attraverso le Euroregioni si è concretizzata nel tempo in vari servizi resi alla cittadinanza, specialmente in quegli ambiti che naturalmente intersecano gli interessi di più comunità. Parliamo di viabilità e trasporto pubblico ma anche di progetti relativi a infrastrutture sanitarie transfrontaliere, come l’ospedale di Cerdanya, sorto al confine tra Spagna e Francia e al momento punto di rifermento per la cura dei pazienti COVID-19.
L’esperienza delle Euroregioni è chiaramente un vanto europeo, esempio virtuoso di collaborazione e scambio di buone pratiche ma uno strumento che tuttavia non ha ancora espresso totalmente il suo potenziale. Secondo il Parlamento europeo (risoluzione dell’11 settembre 2018 sul rafforzamento della crescita e della coesione nelle regioni frontaliere dell’UE) la ragione di tale disfunzione potrebbe ricondursi al timore di talune autorità locali e regionali al trasferimento di competenze esclusive ad istituzioni condivise con altri enti territoriali extranazionali. Come per molte altre tematiche europee, forse il vero ostacolo risiede nella mancanza di consapevolezza delle opportunità a disposizione o, più semplicemente, della fragilità di un sentimento di appartenenza europea che fatica a crescere in realtà nazionali in cui imperversa il localismo e il divisionismo territoriale. Siamo davvero pronti ad accettare un modello regionale transnazionale e a sentirci realmente parte di una comunità unita oltre le frontiere politiche?