Elezioni UK: Johnson trionfa ma occhio alla Scozia
Il 6 maggio in Gran Bretagna si sono tenute le prime elezioni dall’inizio della pandemia, note con il nome di Super Thursday, per l’elezione di più di 5000 rappresentanti. Un appuntamento i cui esiti si riveleranno cruciali per la direzione che la Gran Bretagna prenderà in un futuro post Brexit e post Covid-19 e per cercare di comprendere sommariamente il quadro generale di quelle che saranno le elezioni parlamentari che si terranno tra due anni.
Super Thursday
Questa tornata elettorale ha unito in un colpo solo anche quella prevista per il 2020- e poi slittata di un anno- motivo per cui tra i 5000 seggi in ballo si sono decise le sorti di 143 consigli comunali inglesi, del Parlamento scozzese (129 seggi), di quello gallese (60 seggi) e dell’Assemblea di Londra, nonché di 13 sindaci tra cui proprio quello della capitale.
Il primo dato che emerge osservando la mappa dell’isola è che tutta l’Inghilterra settentrionale si sia colorata di blu, simbolo del partito conservatore guidato dal primo ministro Boris Johnson.
I conservatori sono riusciti a conquistare alcune delle storiche roccaforti laburiste come Hartlepool– smartellando quella che veniva denominata la “Red Wall”, ovvero un’area tradizionalmente abitata da operai e proletari in cui i laburisti aveva dominato per oltre 40 anni-, ma anche Southampton, Sunderland, Newcastle e County Durham, che era sotto il controllo laburista dal 1925.
L’avanzata del partito del primo ministro si è spinto fino alle grandi città e alla capitale, dove la forbice tra il sindaco uscente – e poi riconfermato- Sadiq Khan e il suo avversario Shaun Baily si è andata via via assottigliando fino a giungere al ballottaggio.
Elezioni in Galles
Come le altre elezioni tenutesi il 6 maggio, anche quelle in Galles sono state influenzate dal Covid-19, al punto che la campagna elettorale portata avanti dai candidati dei vari partiti ha sempre tenuto un profilo considerato “insolitamente basso” ma nel rispetto delle norme di salute pubblica.
Il Senedd (il Parlamento gallese), sin dalla sua introduzione nel 1999 è stato guidato dal Welsh Labour Party, ovvero l’attuale partito del primo ministro Mark Drakeford, con o senza coalizioni, che anche in questa tornata elettorale è riuscito a conquistare metà sei seggi a disposizione (30), ponendo un freno alla spinta indipendentista del Plaid Cymru Party.
Elezioni in Scozia
Queste elezioni amministrative, tuttavia, non si sono rivelate un totale vittoria per il primo ministro Johnson. Il motivo è la notizia- quasi scontata- giunta dalla Scozia, dove il Partito Nazionale Scozzese della prima ministra Nicola Sturgeon, di centrosinistra, ha vinto ottenendo 64 seggi su un totale di 129 disponibili.
Ed è stata proprio la mossa successiva compiuta da Sturgeon a preoccupare Downing Street, in quanto la leader ha confermato le sue intenzioni di voler richiedere al governo centrale un nuovo referendum per l’indipendenza che, dopo quello fallito del 2014, dovrebbe tenersi a fine pandemia. Il consenso di Sturgeon, cresciuto proprio durante questo periodo di emergenza sanitaria, non ha fatto altro che aumentare al contempo il numero degli scozzesi favorevoli ad una secessione.
Quello che è emerso da queste elezioni restituisce dunque il quadro di un governo centrale uscito apparentemente rinforzato, sebbene le forze indipendentiste scozzesi premano dal nord -anche se rimane da osservare come evolverà l’alleanza informale con i Verdi per una coalizione stabile al governo di Edimburgo- e avvantaggiato rispetto alle incognite sorte intorno al partito Laburista britannico, ora che sono emerse delle evidenti fratture interne in seguito alle deludenti prestazioni alle urne che hanno messo in discussione la strategia elettorale promossa dal leader Keir Starmer, e appunto la sua guida.