Ecco il Ministero della Transizione ecologica
È di pochi giorni fa la comunicazione dell’Unione europea sulla direttiva inerente la nuova politica per abbandonare progressivamente tutti i prodotti con plastica monouso (c.d. “Plastic free” n. 2019/904). Con tale comunicazione l’UE ha voluto dare raccomandazione agli Stati membri di adeguarsi rapidamente alle nuove disposizioni e ritirare dal commercio tutti i prodotti citati nella direttiva entro il 3 luglio 2021 (data limite prestabilita).
In Italia la comunicazione ha provocato reazioni avverse, provenienti da Confindustria e, soprattutto, dal nuovissimo Ministero della transizione ecologica, il quale ha pubblicamente osteggiato l’inclusione nel provvedimento europeo delle plastiche alternative: l’inserimento di tali prodotti, secondo il Ministero, penalizzerebbe il nostro Paese, già all’avanguardia in questo settore.
Il nuovo ministero
La posizione assunta dal Ministero, per quanto impopolare e oggetto di discussione, mette in evidenza l’importanza e il peso politico che quest’ultimo ha assunto nel governo presieduto da Mario Draghi.
Il nuovo dicastero vede la sua origine pochi giorni dopo la nascita dell’attuale esecutivo; voluto fortemente dal fondatore e garante del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, con l’obiettivo di provvedere alle politiche ambientali, in risposta alle esigenze che la crisi climatica sta imponendo.
L’idea di un tale dicastero era già presente dal novembre del 2019, quando la senatrice ed esponente del Movimento 5 Stelle, Maria Laura Mantovani, aveva presentato in Parlamento (per poi ritirarla) una proposta in cui si richiedeva l’istituzione di un ministero focalizzato sulla transizione ecologica (prima della sua istituzione esisteva solo come dipartimento del Ministero dell’Ambiente).
Il progetto fu lasciato in sospeso fino al febbraio del 202, quando l’allora neo-incaricato Presidente del Consiglio Draghi, accogliendo la richiesta del Movimento 5 Stelle, decise di portare in Consiglio dei Ministri la proposta per istituire il Ministero (la sua fondazione è stata tra le condizioni fondamentali per il sostegno dei grillini al nuovo governo, dopo la caduta del Conte II).
L’ufficialità si ebbe il 26 febbraio a seguito dell’approvazione del decreto-legge “Ministeri”, con il quale sono state riorganizzate funzioni e strutture di alcuni dicasteri. In modo particolare, il nuovo Ministero della transizione ecologica (con sigla MITE) avrebbe sostituito il vecchio Ministero dell’Ambiente e acquisito alcune funzioni inerenti l’energia.
Il nuovo organismo è ufficialmente operativo dal 1° marzo 2021, con a capo il precedente titolare del Ministero dell’Ambiente, Roberto Cigolani (docente universitario non iscritto a nessun partito). Tra le prerogative del MITE si devono citare tutte quelle precedentemente riservate all’Ambiente, competenze su idrocarburi, emissioni nei trasporti e responsabilità sull’economia circolare. Gli vengono inoltre affidati la direzione generale per l’approvvigionamento, efficienza e competitività energetica e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari. Altre funzioni fondamentali sono lo sviluppo sostenibile e la tutela per la biodiversità e biosicurezza.
Il MITE è stato recentemente rafforzato con il decreto-legge votato dal Consiglio dei Ministri del 17 giugno. Con tale disposizione si cerca di attuare una velocizzazione per gli obiettivi di decarbonizzazione e di politica ambientale previsti dall’Accordo di Parigi del 2015.
Il decreto, nello specifico, prevede nuove assunzioni per oltre 150 tecnici specializzati con lo scopo di attuare rapidamente le disposizioni del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), concernenti la transizione ecologica. A tal proposito è stato inoltre istituito un dipartimento ad hoc con due direzioni di comando.
Non c’è dubbio che il lavoro del neo-nato Ministero risulterà fondamentale per il futuro del Paese vista l’importanza strutturale delle proprie prerogative non solo in relazione al PNRR ma anche a tutte quelle riforme necessarie per raggiungere il suo obiettivo: la transizione ecologica dell’Italia. Staremo a vedere.