Cosa significa non binary? Il caso Demi Lovato
Il 19 maggio l* cantant* Demi Lovato con un annuncio su Twitter si definisce non-binary. Queste le sue parole:
«Today is a day I’m so happy to share more of my life with you all- I am proud to let you know that I identify as non-binary & will officially be changing my pronouns to they/them moving forward».
Demi Lovato termina poi il suo annuncio con un appello: «I’m doing this for those out there that haven’t been able to share who they truly are with their loved ones. Please keep living in your truths & know I am sending so much love your way».
Le testate giornalistiche italiane hanno ripreso il tweet di Demi Lovato, scrivendo dei titoli che, come al solito, non hanno fatto altro che generare confusione sulla vicenda: «Demi Lovato fa coming out su Instagram: non sono più bisessuale, sono non-binaria», oppure «Demi Lovato: “Sono una persona non binaria. Datemi del loro”», solo per citare alcuni esempi. Cerchiamo ora di fare davvero un po’ di chiarezza.
Come si spiega anche nella pagina Facebook “Orgoglio bisessuale”, Demi Lovato nel tweet non ha parlato di bisessualità: in realtà bisessualità e non-binary possono essere due concetti legati ma anche estranei e soprattutto l’uno non è l’evoluzione dell’altra, come si sottolinea nel titolo di giornale evidenziato in precedenza. Sul tema del “binarismo” c’è una sorta di vuoto d’informazione; molte persone non sanno cosa significhi e, ancora peggio, confondono ancora l’identità di genere con l’orientamento sessuale.
Cosa vuol dire non binary?
“Binarismo di genere” è un’espressione basata sul determinismo biologico, coniata negli anni ’90 in America in seguito a vari studi sul gender.
Si tratta di una visione claustrofobica e per nulla conforme alla nostra realtà: prevede soltanto l’accettazione forzata del tuo corpo di nascita (chi nasce biologicamente uomo o donna non può decidere di cambiare sesso o di riconoscersi in altre identità) e gli unici orientamenti sessuali permessi sono quello eterosessuale e omosessuale. Solo dai primi anni 2000 sono iniziati ad aprirsi dei luoghi di confronto, in cui vengono alla luce storie comuni di chi non si riconosce nel binarismo di genere e nelle aspettative sociali. Uno degli slogan più significativi afferma: «Gender is not a binary, but rather a continuous spectrum of beautiful identities».
Il termine ombrello non binary (Enby) nasce nel mondo anglosassone ufficialmente nel 2013 e si diffonde in Italia solo nel 2019. Le persone non binarie possono definirsi anche transgender– così come le persone agender, genderfluid e genderqueer– in quanto pur non riconoscendosi nel sesso di nascita, non hanno in alcuni casi la percezione di essere nati in un corpo che non gli appartiene, non avvertendo quella che viene chiamata “disforia di genere” a cui segue spesso l’iter di transizione medicalizzata.
Il Singular They
L’American Dialect Society (ADS) designa il pronome neutro they/them come “parola dell’anno 2020”, simbolo importante di cambiamenti sociali. Il they come pronome soggetto e il them come pronome complemento, sono utilizzati:
- In contesti in cui non si conosce il sesso della persona o è irrilevante;
- Per le persone che non si riconoscono all’interno di un’identità binaria, infatti they è epiceno e non si riferisce ad un genere preciso.
Il giornalismo italiano è piuttosto impreciso nella resa del Singular They: viene tradotto con il pronome personale di terza persona plurale “loro” anche se indica una sola persona e, come nel caso di Demi Lovato, negli articoli tutto viene declinato al femminile, rifiutando una modalità che possa esprimere un linguaggio più inclusivo (come l’asterisco finale).
Michela Giraud e il tweet cancellato
La comica Michela Giraud, dopo aver appreso la notizia sulla celebrità americana, scrive su twitter: «Demi Lovato vuole le sia dato del “loro”, come il Mago Otelma». Dopo questo tweet la shitstorm si è abbattuta sulla comica, tanto da essere costretta ad eliminare il tweet. Una vicenda controproducente per tutti, per due motivi:
- Perché a volte è necessario contestualizzare. Si tratta di una battuta assolutamente innocente e priva di qualsiasi dietrologia negativa. Non ci ha propinato un monologo con annessa lezioncina di vita sui diritti e su come reagire ad un insulto. È solo il frutto di una mancata informazione;
- Prima di una shitstorm sarebbe meglio (a differenza del caso di Pio e Amedeo) razionalizzare e reagire spiegando cosa c’è di sbagliato in ciò che viene scritto, invece di scagliare frecce infuocate contro chi non sapeva nemmeno di essere nel torto, considerando la disinformazione generale del tema in questione.
La conclusione la lascio al conduttore Valerio Lundini che alla domanda «cosa le piace del politicamente corretto?» risponde: «Il politicamente corretto è tutto giusto. Mi spiace solo che chi impara una nuova regola del vivere civile non fa in tempo a dire “Ah, ho capito, si fa così” che subito si guarda intorno per crocifiggere chi quella regola ancora non la conosce».