Conferenza sul futuro dell’Europa: progettare la nuova UE
Il 9 maggio (Europe Day) si è aperta la Conferenza sul futuro dell’Europa. La data ha un significato ben preciso visto che lo stesso giorno di 71 anni fa Robert Schuman presentò il piano di cooperazione economica (ideato da Jean Monnet) che segnava l’inizio del processo di integrazione europea. L’iniziativa della Conferenza era stata proposta nel 2019 e stabilito il giorno di inizio lavori nel 2020 ma poi rimandata a quest’anno a causa della pandemia. Il suo scopo è di proporre una serie di dibattiti sulla base di idee e spunti derivanti dall’iniziativa dei cittadini europei in modo da permetterne un contributo diretto all’elaborazione di nuovi progetti, spostando il focus sulle esigenze dei giovani e su chi vive fuori dalle grandi metropoli.
Per fare ciò è stato attivato un portale online interattivo e multilingue che rappresenta un vero e proprio esercizio democratico paneuropeo. Il progetto risulta molto ambizioso, visto che crea un nuovo spazio pubblico per una discussione aperta, inclusiva e trasparente con i cittadini su una serie di priorità e di sfide riguardanti essenzialmente l’orientamento futuro e il processo decisionale dell’Unione. Tutti i contributi e i risultati degli eventi vengono raccolti, analizzati, monitorati e resi pubblici. Grazie alla piattaforma si possono organizzare anche eventi per assemblee di dialogo tra le autorità pubbliche europee (nazionali, regionali e locali), la società civile e le altre organizzazioni private.
«Le persone devono essere al centro di tutte le nostre politiche. Il mio auspicio è pertanto che tutti i cittadini europei contribuiscano attivamente alla conferenza sul futuro dell’Europa e svolgano un ruolo di primo piano nel definire le priorità dell’Unione europea. Solo insieme possiamo costruire l’Unione di domani».
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea
I temi chiave sono i cambiamenti climatici e l’ambiente, la salute, un’economia più forte ed equa, la giustizia sociale e l’occupazione, l’UE nel mondo, i valori e i diritti, lo Stato di diritto, la sicurezza, la trasformazione digitale, la democrazia europea, la migrazione, l’istruzione, la cultura, i giovani e lo sport e altri temi trasversali a quelli già menzionati. Alla base vi è inoltre la necessità di aggiornare i Trattati, visto che l’ultima riforma risale al 2007.
L’Europa e la democrazia deliberativa
Il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha dichiarato che la piattaforma rappresenta uno strumento fondamentale per consentire ai cittadini di partecipare e dire la loro sul futuro dell’Europa. «È importante- sottolinea Sassoli- che tutte le voci abbiano un peso e un ruolo nel processo decisionale». Le elite europee hanno ormai capito che è necessario un cambiamento della forma di democrazia, da rappresentativa a deliberativa.
Questo perché la democrazia rappresentativa europea presenta un deficit, dato che l’organizzazione si regge su caratteristiche proprie dello Stato-nazione che, se traslate nella dimensione sovranazionale e soprattutto se relazionate a organismi intergovernativi, perdono di potere ed efficacia. La struttura organizzativa dell’UE, infatti, vede il Parlamento europeo in una posizione subordinata rispetto alla Commissione o al Consiglio e di fatto i cittadini non si sentono coinvolti nella formulazione delle policies, alimentando anche un senso di non-appartenenza all’istituzione, nonché una mancanza di identità europea.
Il modello che si avvicina di più alle esigenze del mondo contemporaneo -transnazionale e cosmopolita- è dunque la democrazia deliberativa. Per funzionare ha bisogno di un demos, di un popolo collettivo e sovrano che costruisca un sistema basato sul consenso piuttosto che sul compromesso. Il consenso deriva dal confronto e dalla discussione dell’opinione pubblica. Se si prendono a riferimento le teorie del sociologo Habermas, si può concludere che sia davvero utile fornire ai cittadini europei degli strumenti che gli permettano di sviluppare una “sfera pubblica europea”. Ed è proprio qui che entrano in gioco la comunicazione digitale e i giovani, poiché in questo modo si avvia un processo di democratizzazione elettronica a supporto di quella tradizionale che ha lo scopo ultimo di rendere completa la macchina decisionale dell’Unione europea.