“A scuola” di parità
La parità di genere non solo non è ancora stata raggiunta- e questa non è una notizia- ma secondo il Global Gender Report 2021 a cura del World Economic Forum serviranno altri 135 anni per raggiungere tale traguardo. Non proprio poco, anche se una fetta di popolazione continua a sostenere che, al contrario, ormai sia un problema risolto. Invece, si tratta di un dato di fatto.
La parità nei libri di scuola
Ci sono alcuni settori in cui tale realtà risulta estremamente evidente, in altri invece si infiltra in modo ingannevole e non verrebbe percepito se qualcuno -fortunatamente- non lo facesse notare: avete mai pensato ai programmi ministeriali di letteratura italiana previsti per la Scuola Secondaria di Secondo grado? In tutti gli indirizzi (licei, istituti tecnici e istituti professionali) è interessante notare come la disparità di genere sia ormai talmente radicata da non accorgerci che in questi programmi non sia presente una sola autrice. Consideriamo un programma ministeriale qualsiasi del quinto anno di letteratura italiana: Manzoni, Leopardi, Verga, Carducci, Pascoli, D’Annunzio, Svevo, Pirandello, Saba, Ungaretti, Pavese, Pasolini, Calvino. Possibile che nel ‘900 neanche una donna abbia saputo scrivere delle opere rilevanti?
- Grazia Deledda (1871-1936) vince nel 1926 il Premio Nobel per la Letteratura «per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi»; scrive “Canne al Vento” e indaga la profondità dell’animo umano in chiave verista, ambientando le sue storie nella sua amata isola, la Sardegna.
- Matilde Serao (1856-1927) candidata sei volte al Premio Nobel per la Letteratura, giornalista e scrittrice, una delle prime donne a fondare e dirigere un giornale: prima “Il Corriere di Roma”, poi “Il Mattino”, di Napoli. Tra le sue opere più importanti, “Fantasia” e “Il ventre di Napoli”.
- Natalia Ginzburg, fervente antifascista, collabora con altri intellettuali per la fondazione della casa editrice Einaudi; scrive “Lessico famigliare” che vince il premio Strega nel 1963 e “La corsara”, un’opera di denuncia in cui è «unica donna in un universo maschile a condividere un potere editoriale e culturale che in Italia escludeva completamente la parte femminile».
Sono solo tre esempi di autrici, intellettualə e giornaliste, scartate dai programmi scolastici nonostante abbiano lasciato un segno fondamentale nel panorama culturale italiano. Ecco, quando si parla di “problema culturale” ci si riferisce proprio a questo: si dovrebbe partire dall’istituzione scolastica per riuscire a smuovere qualcosa. Che si tratti di una goccia nell’oceano o no, è pur sempre una forma di giustizia. Ciò che si richiede non è la sovversione del programma ministeriale, studiando Grazia Deledda al posto di Giovanni Verga, ma la possibilità di studiarli, scoprirli e apprezzarli, con la stessa attenzione e la stessa importanza che meritano, entrambi. Questo significa, infine, parità.