È possibile una “federazione” di centrosinistra?
Forte degli ottimi risultati ottenuti alle ultime elezioni amministrative, il segretario (e neodeputato) del Partito Democratico, Enrico Letta, vuole inaugurare una nuova stagione politica nell’area del centrosinistra italiano, riunendo in un unico campo ideologico ed istituzionale le maggiori forze progressiste ed europeiste italiane. O quasi.
Quello che in apparenza potrebbe sembrare come un “nuovo Ulivo” o “Ulivo 2.0” (a seconda del giornale che si legge), risulterebbe in realtà come un tentativo di unire diverse realtà ideologiche, per far fronte all’avanzata sovranista in Italia e in Europa (diverso dal progetto voluto e realizzato da Prodi nel 1995, il quale raccolse in un’unica alleanza elettorale i maggiori partiti di centrosinistra dell’epoca, in funzione anti-Berlusconi).
Il Progetto di Letta risulta essere fin da subito di difficile (se non impossibile) realizzazione, a causa degli attori coinvolti; il Partito Democratico andrebbe a rivestire l’improbabile ruolo di federatore centrale nei confronti degli altri partiti, tra cui Movimento 5 Stelle e Leu (come forze di “sinistra”) e Italia Viva (IV) e Azione! (come rappresentanti del centro). Troppo distanti nelle ideologie e con alcuni conti in sospeso a fare da muro: con queste premesse viene facile dare il progetto per morto ancora prima della sua nascita (o di un suon tentativo).
A tal proposito, basti ricordare la crisi di governo di inizio 2021 innescata da Italia Viva che portò alla conclusione del secondo Governo guidato dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, oggi alla guida del M5S, oppure, restando al presente, le continue critiche e offese che Renzi e Calenda continuano ad indirizzare verso gli esponenti 5S (l’astio però è del tutto reciproco.
L’idea di una possibile federazione è rimasta circoscritta in un contesto di solo dibattito pubblico, non si sono registrati infatti accordi in merito o discussioni fra le parti, in modo da gettare le prime basi. A seguito dello stop in Senato al DdL Zan, Letta ha dichiarato senza mezzi termini che, ormai, la parola di Renzi non vale più per il PD. Ciò è dovuto al fatto che sul fronte Dem venga attribuita all’ex sindaco di Firenze parte della colpa per il fallimento del DdL, il quale è stato accolto dalle vergognose esultanze della destra dopo il voto. Negare diritti civili alle persone, evidentemente, viene considerata una vittoria da parte della politica italiana.
Questa esultanza la trovo lecita nel caso in cui finisse la pandemia, nel caso in cui si riuscisse a tornare alla normalità e invece no, il parlamento festeggia per il blocco del DDL ZAN perché sia mai venissero tutelati i diritti delle persone.pic.twitter.com/MsnZmHN8jG #LeggeZan
— ɢɪᴏʀꜱꜱꜱ (@INYOUREYESZ4YN) October 27, 2021
Il tempo stringe per una federazione di centrosinistra
Resosi evidente l’unico schema politico su cui la federazione di centrosinistra potrebbe reggersi, risulta necessario agire con efficacia e coordinamento; il deputato di Leu ed ex segretario PD Pierluigi Bersani, da sempre molto vicino a Letta, conferma tali necessità con alcune raccomandazioni rivolte a quest’ultimo, in cui esprime l’importanza di un fronte comune contro la destra sovranista e di agire in fretta dal momento che, secondo lui, il loro “vento è cambiato e girato”.
In verità anche da parte del M5S sembrerebbero esserci segnali per accelerare il processo di allargamento del campo di centrosinistra: lo stesso Conte è consapevole che il partito di cui è capo ha perso oltre metà del proprio consenso dalle ultime elezioni politiche del 2018. L’unico modo per evitare un ulteriore crollo è abbandonare l’anima populista, che da sempre anima parte del Movimento, e iniziare un nuovo percorso progressista ed europeista, proponendosi allo stesso tempo come una nuova base ideologica in contrasto alla destra (Conte ha pubblicamente dichiarato che il movimento non potrà mai identificarsi con le idee della destra italiana).
Le prossime sfide politiche che si prospettano non lasciano margini di errore: dall’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, ai summit multilaterali e gli interventi per favorire la ripresa economica dopo la crisi pandemica. Risulta quasi obbligatorio formare una nuova area di discussione e azione unitaria, dove prevalgano i valori democratici e liberali, per invertire una tendenza che per troppo tempo ha visto la politica ridotta ad insieme di inutili e dannose logiche partitiche e personalistiche, dove l’unica cosa che sembra contare sia ottenere un voto (o una poltrona) in più.
Editing e fact checking a cura di Claudio Annibali