L’addio di Angela Merkel: cosa ne sarà dell’Europa?
Dopo sedici anni di mandato, la vita politica tedesca ed europea ha perso una delle sue protagoniste principali: Angela Merkel. Con il suo innato pragmatismo, la cancelliera tedesca è stata indubbiamente il leader più influente d’Europa.
A settembre di quest’anno la Germania ha votato per il rinnovo del Bundestag, il parlamento federale tedesco. Dopo quasi due decenni di cancellierato Merkel, il Paese avrà dunque un nuovo capo di Governo, che erediterà la guida del Paese più importante dell’Unione europea dal punto di vista economico e politico. Come da pronostico, gli occhi dell’Europa sono puntati su Berlino: chi succederà a Merkel sarà nella posizione di condizionare pesantemente le politiche dell’intera UE.
A più di una settimana dal voto, i negoziati per la formazione di un nuovo governo di coalizione sono entrati nel vivo e sembrano procedere abbastanza rapidamente. Il leader del Partito Socialdemocratico (SPD) Olaf Scholz, che ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti, si incontrerà con i rappresentanti dei Verdi e del Partito Liberaldemocratico (FDP) per discutere sulle varie possibilità di compromesso. Infatti, se le tre forze politiche dovessero raggiungere un accordo, potrebbero salire insieme al Governo a livello federale. Questa coalizione, per nulla scontata, costituirebbe di certo una novità per la politica interna tedesca.
L’Italia e l’Europa
Quella che si lascia alle spalle la leader tedesca è una reputazione costruita con prudenza, calma e fiducia, doti che hanno segnato le vicende politiche non solo della Germania, ma anche dell’UE. Tra le altre, basti ricordare il dramma finanziario mondiale del 2008, seguito dal successivo rischio di fallimento dell’euro e la relativa crisi debitoria di Atene; la decisione, politicamente pericolosa, di accogliere oltre 1 milione di profughi siriani nel 2015; la più recente e tormentata vicenda della Brexit, a cui Merkel ha cercato fortemente di opporsi; i turbolenti e contrastanti rapporti con Donald Trump e, infine, la crisi mondiale causata della pandemia. Tutte queste circostanze tumultuose hanno implicato decisioni importanti, che sono state accompagnate da pesanti critiche e accuse di opportunismo e spiccata austerità.
Tuttavia, ogni volta che il destino dell’Italia si è mostrato in bilico durante gli ultimi 16 anni, Roma ha sempre potuto contare sul sostegno della cancelliera, tralasciando momentaneamente le tensioni correnti. Un esempio tra i tanti è quello del 2012, quando Merkel, dopo un confronto con il premier Mario Monti, dette il suo benestare alla sorveglianza bancaria a livello europeo e alla possibilità per il Meccanismo europeo di stabilità (MES) di salvare gli istituti di credito in difficoltà. Più recentemente, in un’Europa in piena pandemia, Merkel si è fatta principale promotrice del piano Next Generation EU, di cui l’Italia resta uno dei principali beneficiari.
E il dopo Merkel?
Quello che ci stiamo lasciando alle spalle non è solo la figura emblematica di un leader europeo di spessore, ma anche di un vero e proprio modo di fare politica, in maniera più moderata e a tratti accondiscendente soprattutto negli ultimi anni. Sebbene questo momento potrebbe rappresentare una grande opportunità per la Germania di scegliere un leader più assertivo e autorevole tra gli attuali candidati alla cancelleria, permane il rischio di incappare in un successore che non sia altrettanto incisivo e, conseguentemente, di perdere credibilità e prestigio sia a livello locale che internazionale.
Ora che il “regno di Merkel” è agli sgoccioli, quello che tutti si domandano è cosa cambierà fuori e dentro la Germania. Al di là dell’estrema destra dell’AfD (Alternative für Deutschland), che in queste elezioni di fine settembre ha subito una forte sconfitta ai seggi federali, i principali partiti tedeschi condividono una forte adesione al progetto d’integrazione europea.
Una visione europea
Non dobbiamo nascondere infatti che per Paesi extra europei come Russia e Cina, il cuore dell’UE è rappresentato proprio dalla Germania e quindi un suo progressivo indebolimento potrebbe portare a una conseguente debilitazione dell’Europa stessa. Il compito del prossimo cancelliere sarà quello di difendere il ruolo della Germania nel mondo, proprio come si leggeva sul programma del partito di Angela Merkel: “La Germania è forte, quando l’Europa è forte”.
Le sfide che il nuovo leader si ritroverà ad affrontare includono sicuramente il cambiamento climatico, lo scacchiere internazionale, e, infine, il progetto di autonomia strategica e militare dell’UE, ovvero una maggiore indipendenza e autorità dell’Europa quando si tratta di operare come attore unito sulla scena internazionale.
Un assaggio di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi si è già potuto vedere con l’affare Aukus, ossia l’alleanza sull’asse anglosassone tra Stati Uniti, Australia, e Regno Unito. La revoca da parte dell’Australia di un ordine di acquisto di sommergibili francesi per un valore di 36 miliardi di euro ha causato forti tensioni con Parigi. Nonostante il presidente francese Emmanuel Macron abbia tentato di trasformare un problema nazionale in una crisi europea, evidente è stato il disinteresse o la contrarietà di gran parte degli altri partner europei all’ipotesi di aprire un fronte di contesa con gli Usa.
Da queste premesse sembra che la Francia sia pronta e disposta a fare un passo in avanti per prendere in mano il destino dell’UE, bisogna però capire se Macron avrà la forza e l’autorevolezza di farsi carico di tale responsabilità, soprattutto in vista delle prossime elezioni francesi che potrebbero confermare o meno tale visione. Lo stesso discorso vale per l’attuale primo ministro italiano Mario Draghi, il quale gode di una certa credibilità e rispettabilità a livello internazionale. Nonostante l’autorevolezza del singolo, è evidente come queste caratteristiche individuali da sole non bastino a far diventare l’Italia altrettanto influente.
Ciò che resta chiaro è che l’uscita di scena di Angela Merkel abbia palesato un vuoto strutturale che necessita di essere colmato il prima possibile per il bene della Germania, ma soprattutto, dell’Unione europea.
Editing e fact checking a cura di Alice Spada