Le prospettive per il Quirinale: chi sarà il prossimo Capo dello Stato?
Il 3 agosto è iniziato il c.d. “Semestre bianco”, ossia il periodo che comprende gli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica durante i quali, secondo la Costituzione, il potere presidenziale di sciogliere le Camere è sospeso (aspetto voluto dall’Assemblea Costituente per impedire al Presidente della Repubblica uscente di influenzare il voto del Parlamento per una sua rielezione), tranne nel caso in cui il semestre coincida con gli ultimi mesi della legislatura in corso.
Le prossime votazioni per eleggere il nuovo Capo dello Stato sono previste per fine gennaio 2022, ma già da diversi mesi è partito il dibattito in merito a colui che dovrà succedere a Sergio Mattarella: quella che aspetta il Parlamento sarà senza dubbio una delle decisioni più incerte e complesse della storia repubblicana recente a causa del contesto storico in atto nel quale, tra la pandemia e la difficile attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il prossimo Presidente dovrà riuscire a svolgere il suo ruolo istituzionale. La nuova figura dovrà, inoltre, mettere d’accordo tutte- o quasi- le forze del Parlamento e, più importante, avere la giusta autorità e capacità; per ora sono due i nomi che circolano con più forza tra le aule di Camera e Senato.
Un secondo mandato?
La prima ipotesi, nonché la preferita dai partiti della maggioranza, riguardere una ri-elezione di Mattarella, per un secondo mandato: tale possibilità significherebbe la presenza al Quirinale, di una figura che negli ultimi anni ha dimostrato lungimiranza e fermezza nelle sue decisioni, e che rappresenterebbe una sicura guida per il percorso che la politica italiana ha intrapreso con la nascita del Governo Draghi.
Non va dimenticato che l’attuale esecutivo, di cui fanno parte tutti i principali partiti tranne FdI, è stato voluto e auspicato proprio da Mattarella, dopo la caduta del Governo Conte II e il fallimento dei partiti nel garantire una tenuta solida per il Paese: la soluzione alternativa sarebbero state le elezioni anticipate, con la perdita di mesi prima di avere un nuovo assetto istituzionale. Conscio che un simile scenario avrebbe messo in pericolo anche l’attuazione del PNRR, Mattarella ha deciso di affidare il compito di formare un governo di alleanza nazionale all’ex numero uno della Banca Centrale Europea (BCE) Mario Draghi, facendosi promotore di un progetto politico ambizioso e necessario.
Una seconda elezione sarebbe il logico proseguimento di tale progetto. Al momento non risulta esserci però la disponibilità del Capo dello Stato ad un nuovo mandato, ipotesi sempre respinta dal diretto interessato; non risulta chiaro nemmeno quanto potrebbe durare un nuovo incarico: molti esperti ritengono che, anche qualora accettasse, sarebbe difficile aspettarsi la scadenza naturale dei 7 anni; sarebbe più verosimile pensare che Mattarella avanzi le dimissioni in anticipo, al termine della crisi in atto. Ma queste sono solo mere ipotesi.
L’unica alternativa di rilievo (un po’ di fantapolitica)
Allo stato attuale, l’unico nome che potrebbe costituire un’alternativa a Mattarella, è il Presidente del Consiglio Mario Draghi, la figura istituzionale con maggior autorevolezza ed esperienza- anche a livello europeo- per poter ambire al ruolo di Capo dello Stato.
In questa seconda ipotesi, si aprirebbero altre questioni in merito all’assetto del governo attuale: per poter essere votato Draghi dovrebbe, infatti, dimettersi dal suo incarico esecutivo (la legge non permette la sovrapposizione di più ruoli), rendendo così necessario assegnarlo ad una nuova figura.
Possiamo escludere l’ipotesi di nuove elezioni, in quanto le prossime si terranno dopo un anno dalla votazione del nuovo Capo di Stato, e anche perché nessuno dei parlamentari della maggioranza vorrebbe terminare prima il suo mandato (per molti sarebbe l’ultimo, a causa del taglio dei parlamentari confermato dal Referendum, che diverrà effettivo dalla prossima legislatura); probabile quindi che si segua l’iter di legge in questi casi, e che a prendere il posto di Draghi sia il ministro più anziano, ossia il deputato di Forza Italia e responsabile del Dicastero delle Semplificazioni e della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta.
Il passo seguente sarebbe rappresentatodalla formazione di un nuovo governo (Brunetta avrebbe l’incarico solo per il lasso di tempo tra le dimissioni di Draghi e il suo giuramento per il nuovo incarico), dopo che il nuovo inquilino del Quirinale abbia constatato la presenza di una maggioranza solida. Un governo che, tuttavia, perderebbe la sua figura di riferimento, quella che ha permesso la nascita di una larga coalizione di partiti molto diversi da loro e che operano in un campo comune, per far fronte ad un’emergenza nazionale: risulta difficile credere che possano continuare su questa stessa strada, in mancanza della figura di Draghi a fare da “collante”.
Sulla base di tale congettura, si farebbe strada però un altro scenario a lungo termine: Mattarella potrebbe venire confermato nel suo ruolo e, alle prossime elezioni, si potrebbe formare un altro governo di alleanza nazionale, con Draghi ancora a capo (i sondaggi suggeriscono la fattibilità del progetto, almeno su base numerica) di un esecutivo che andrebbe ad escludere Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, e limitare La Lega di Matteo Salvini. Tale strategia permetterebbe di evitare una possibile deriva sovranista dell’Italia e garantire all’Europa la giusta stabilità politica ed economica, necessarie per accedere ai fondi del Next Generation EU (anche in relazione delle difficoltà che si sta avendo con Paesi europei sovranisti come Polonia ed Ungheria).